Le lelle (non troppo) immaginarie delle app di dating
di Irene Moretti
Avvertenza: nessuna lesbica è stata maltrattata per la realizzazione di questo articolo.
Diciamoci la verità: rimorchiare è difficilissimo. Lo è nella vita reale e anche nella vita virtuale. Se a fine anni Novanta si ripiegava sulle chat (Gay.tv e Miss777), oggi la regina è Wapa. La cosa funziona pressappoco così, un po’ come per tutte le app di dating dell’universo mondo (alle quali probabilmente chi scrive è iscritta, ma non ditelo a nessuno): ti crei il tuo profilo, selezioni una serie di foto che pensi ti rendano giustizia, scrivi una piccola descrizione di te e inizi a spulciare tra i profili che appaiono. Puoi filtrarli, in base all’età e ad altri parametri. Insomma, è come Grindr, ma per lesbiche. E con molto più disagio, proprio perché per lesbiche probabilmente.
Narra la leggenda che sulle app di dating siano nate coppie durature. Un’altra versione della stessa leggenda narra invece che anche le donne (lesbiche) siano in grado di farsi storie di solo sesso senza complicazioni, come fanno i gay su Grindr. L’esperienza empirica al momento smentisce questa ipotesi, sulla quale comunque sta continuando a studiare l’Università de La Falla (una specie di Università della vita, ma molto più disfunzionale).
I miti narrano che il primo profilo apparso su Brenda – il nome di Wapa agli albori della civiltà – si presentasse così: foto fuori fuoco al tramonto, duck face (che per l’Accademia della Crusca si chiama ancora “bocca a culo di gallina”), occhiali da sole anni Novanta con posa “speriamochesiasexymacoatta”. Le antiche iscrizioni riportano il testo di presentazione di questo profilo, scritto che nel passare delle ere è stato tramandato con alcune variazioni e per il quale, pertanto, non possiamo garantire l’esatta traduzione. Quella più accreditata, comunque, recita così: “solare, amo i tramonti, gli animali sono meglio delle persone, amo i gattini, femminile per femminile, odio le persone false e amo viaggiare”.
Un mito maremmano, zona a sud della Toscana solitamente infestata dalle romanette col botulino in faccia e dove l’utilizzo di questa app sembra essere totalmente sconosciuto – fatto salvo per qualche avventurosa pioniera – riporta di aver trovato il profilo dell’AntiWapa del quale, in allegato, potete vedere una ricostruzione. Non solo del profilo, ma anche di una ipotetica conversazione. Notate bene, però: è tutta ricostruzione storica. Come quella di Alberto Angela.
Gli studi che l’Università della Falla ha finanziato in questi anni hanno permesso di ricostruire una sorta di tassonomia delle utenti di Wapa, ricerca che, per fare gli intellettuali, abbiamo appunto intitolato Manuale di zoologia fantastica lesbica. Con buona pace di Borges, chi sono le lelle immaginarie delle app di dating?
Le citazioniste
“Come dice Freud: chi cita ha bisogno di fare sesso” scrisse Leo Ortolani in un episodio di Rat-Man, “La vita stessa è una citazione”, disse invece Borges. Sicuramente di fare sesso abbiamo tutt* bisogno. Su Wapa, però, il citazionismo assume contorni che “descrivere non saprei”. Partiamo da un semplice presupposto: se Orazio avesse saputo che il suo #Carpe Diem# sarebbe diventato la frase più citata, probabilmente si sarebbe dato, giustamente, ai baccanali. Il film L’attimo fuggente ha creato dei mostri. Seguono frasi di Vasco Rossi, eh già, e dei Baci Perugina di Moccia.
Le citazioniste tatuate
Involuzione della precedente specie. Sulla pelle hanno citazioni che spaziano da Alessandra Amoroso a Gianna Nannini.
Ce l’ho solo io
No, non stiamo parlando della fregna, ma dei tatuaggi. Quali? Un sole tribale, la stella nautica e il triangolo nero. Se sulla stessa pelle ci sono tutti e tre è probabile che l’età superi i cinquanta.
NB: minore l’età della tatuata e maggiori le possibilità che il significato attribuito al triangolo nero sia “Aho’, questo simboleggia il mio amore per la ciccia baffetta”. Conformismo epidermico.
Le buddane
Il Soka Gakkai ha fatto più danni della grandine e di Robin Williams che sale sulla cattedra. Hanno letto Siddartha? No, ma predicheranno bene per razzolare malissimo al grido di “è il karma”.
Ql k srvn csì xké boh xò
Come impiegheranno il tempo risparmiato omettendo le vocali o abbreviando qualsiasi cosa non è dato sapere. L’unico mistero più grande è cosa ci sia oltre l’orizzonte degli eventi. No, nemmeno l’essere barese è una giustificazione.
“Guarda che io o fatto il classico”
Non è un errore, ho veramente omesso una h. Sintassi, vocabolario e grammatica sono una cosa rara su questa app che ti dice “online un pò di tempo fà” (sì, anche qui gli accenti non sono un caso). Scrivi come mangi, dicono, non è colpa mia se sono abituata a mangiar bene e altrettanto bene scrivo e voglio leggere anche in una chat. Ricordatevi: sgrammaticato is the new antisesso.
Le laureate all’università della vita
“#We don’t need no education”. Invece sì. Fidatevi.
Un giorno sarò qualcuno
Sì, ma con un braccialetto elettronico alla caviglia. Categoria insidiosa di utente di Wapa. Immaginate un piano cartesiano in cui sull’ascissa ci sia la parola “stalker” e sull’ordinata la parola “ossessiva”. Poi colorate tutta l’area compresa tra l’ascissa e l’ordinata, ché tanto occupano praticamente tutto il primo quadrante. Dopo un “ciao” e qualche scambio di battute esse sono convinte di avere già una relazione con te.
A tua insaputa. La geolocalizzazione di Wapa è la loro migliore amica per rincorrervi tra le vie della città e il fatto che voi abbiate la foto e loro no è la loro migliore arma per riconoscervi. Se non rispondete dopo un minuto, ché magari non passate la vita attaccate al telefono, siete troie. Thanks, but not thanks.
Il triangolo no, non l’avevo considerato
Ma solo con un uomo di mezzo, solitamente per la moglie in cerca di “erotiche e proibite amicizie”, con “lui contemplativo non peloso” (cit.). Piaga di ogni app.
Le maniavantiste
“Sono ancora distrutta dalla mia ultima storia e non voglio amicizie. Nemmeno sesso. Ti spezzerei il cuore”. Ossimori viventi: prendete una decisione.
Le ragazzine
Variante delle laureate della vita, appena uscite dalla gonnella di mammà e assetate di sesso. Spesso volgari e con la presunzione di essere donne fatte e finite. Voi non siete Lolita e noi non siamo Hubert Hubert. E comunque i selfie mentre mimate un cunnilingus non sono sexy.
Io so chi sei
Categoria insidiosa e che mette alla prova le tue doti di ispettore Derrick. Prima o poi vengono scoperte. Quando non succede, beh, non è carino.
Tutancamion
Butch all’ennesima potenza e dall’età media di Alda D’Eusanio. Selfie fuori fuoco, gatti, cani di grossa taglia e, ovviamente, motociclette. Talmente vecchie che potrebbero fumare le Hp.
Etero curiosa
Categoria insidiosa. Non sono lesbiche. Non sono bisessuali. Sanno solo quello che non sono: etero appunto.
Etero possibilista
Vedi sopra.
Le Giacome Leoparde
La vita è una merda, PD. Comprendere se stia per Partito democratico o per una bestemmia è tutto da stabilire. Spesso sotto categorie delle citazioniste. I tramonti esaltano la loro joie de vivre: “Muoio lentamente, come muore questa giornata di merda. PD”.
Nessuna lesbica è stata maltrattata o sfruttata per la realizzazione di questa ricerca. Tranne la sottoscritta che non solo è ancora single, ma probabilmente pur di scrivere il volume II, ci resterà a vita.
Foto di Irene Moretti
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