DISNEY & QUEER A CONFRONTO

di Francesca Anese

Il mondo Disney rappresenta un’icona nel cinema d’animazione, un tesoro collettivo che viene amato da spettatori di ogni età, ma soprattutto un tassello di rilievo nel percorso formativo dei più piccoli.

Nel 1923 la politica dell’industria era assecondare le aspettative del pubblico e l’evoluzione della società nei decenni successivi ha avuto riscontri importanti anche sui personaggi dei cartoni: da principesse perfette dai fianchi stretti come Cenerentola (1950) – il cui lieto fine consiste nell’essere salvate da prìncipi che le portano via su un cavallo bianco – a eroine che cercano la loro indipendenza infrangendo i canoni sociali come Mulan (1998), per arrivare a un cambio radicale anche dal punto di vista fisico, con pellicole dove le protagoniste non sono tutte alte, magre o bianche: ne è un esempio Oceania (2016).

Tuttavia, personaggi esplicitamente omosessuali sono quasi inesistenti. Se si considera il polverone scatenato dal live action La Bella e la Bestia (2017), dove compare un LeTont molto gay, si capisce quanta ancora sia la strada da compiere perché si vedano froci per i bambini. LeTont è un personaggio di nicchia, che non sta dalla parte dei buoni ma che non è neanche cattivo, sembra buttato lì per scatenare ciò che è stato definito queerbaiting: l’idea di un personaggio gay fa scalpore, quindi più audience a prescindere dal ruolo che ricopre e una volta ottenuto il risultato non è necessario sbilanciarsi. Lo stesso vale per Frozen e la nuova battaglia giveelsaagirlfriend, un incendio che ha acceso perfino alcuni pulpiti di propaganda politica, dando luce a un dibattito sul quale la Disney non ha ancora espresso una posizione decisiva, ma che ha sicuramente fatto guadagnare molta visibilità al sequel.

Per ora tutte le figure disneyane che hanno presentato tratti queer non hanno goduto di una posizione positiva. Tralasciando le pagine di gossip che ogni tanto riportano teorie sulla fluidità sessuale di Shang (Mulan) o mettono l’accento sulle movenze un po’ mascoline di Terk (Tarzan), l’esempio più esplicito dell’immaginario queer Disney è Ursula, evidente calco della drag queen Divine, antagonista in La sirenetta. Un personaggio forte e sicuramente ben costruito, una presenza che nonostante l’emarginazione è potente, indipendente e sicura di sé, comunque un cattivo in tutta la sua negatività.

La fama tanto altisonante ha fatto assumere alla Disney una posizione privilegiata nella diffusione di modelli nelle fasce d’età più sensibili, mettendole contro i riflettori dell’etica per l’infanzia: ma ancora nessuna risposta, il colosso cinematografico non ha ancora deciso se sia giusto o no per i bambini vedere protagonisti gay non negativi, impaurita dalle conseguenze di una presa di posizione netta, in bilico nel dibattito che l’ha coinvolta, prudenzialmente indecisa. Eppure prima o poi una posizione andrà presa, la stessa strega del mare ce lo ricorda: “la vita è piena di scelte difficili, non te l’hanno detto?”.

pubblicato sul numero 37 della Falla – luglio/agosto/settembre 2018