La vicina di casa, ottantenne, è una bella donna piuttosto seducente. Fantastico prendere un caffè assieme in certi caldi pomeriggi estivi, sedute in terrazza e vestite di ampi camicioni, quelli che le zdaure indossano quando fanno lavori di casa. Ne ho uno blu con pois bianchi: ricorda quelli di mia mamma. Di alcune donne sono stato compagno e continuiamo ad avere rapporti amorevoli. A prenderci cura reciprocamente. Di alcuni uomini sono stato compagno e i nostri rapporti, a volte dopo una prima bufera, sono diventati teneri e solidali. Amo profondamente il mio attuale compagno e, nella libertà, ci riconosciamo autonomia, rapporti erotici che non debbono passare il vaglio del giudizio di coppia. Mio figlio direbbe che forse sono gender fluid (potendo, sarei anche considerevolmente bitch). Lui, che da alcuni anni vive in Scozia, si impegnò ancora bambino nel diffondere una petizione che chiedeva bagni neutri nelle scuole. L’inglese, peraltro, ha il genere neutro.
Quando leggo – mi capita troppo spesso – che si è omosessuali perché tali si nasce, ancora mi sale il sangue alla testa. Quasi che l’umanità sia geneticamente divisa tra persone omosessuali e persone eterosessuali. Omosessuali = minoranze. Eterosessuali = maggioranze. Senza sconfinamenti, che pure sappiamo assai frequenti, senza poter giocare con generi e ruoli, senza performare in maniera diversa da quella imposta dai canoni oppressivi delle identità. Niente camicioni a pois d’estate. Avremo qualche chance in inverno?
Pubblicato sul numero 60 della Falla, dicembre 2020
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