Il governo della restaurazione nel cambiamento ha portato acqua ai sentimenti e agli interessi più ostili ai diritti delle persone e rianimato le forze parafasciste. Promettendo sicurezza, facendo delle migrazioni questione di ordine pubblico e avvelenando il clima sociale, lacerando le solidarietà, in cambio, forse, di qualche mancia.
Si dice che non ci sia opposizione, ma chi lo dice ha sguardo strabico, non vede che la contestazione c’è, ampia e anche minuta, animata da bisogni di dignità e di affermazione delle proprie esistenze.
Donne, transgender, gay, lesbiche, transfemministe queer, hanno dato vita a manifestazioni imponenti (dai Pride, alle marce femministe, alle mobilitazioni dei Sentinelli di Milano) perché ciò che questo governo va a toccare, culturalmente e politicamente, è il nostro corpo vivo, il corpo vivo dei migranti che affrontano le insidie del mare e quelle della terra, delle donne stuprate nei lager libici dove vengono costrette per non turbarci col loro approdo negli italici porti, dei tre milioni di profughi ammassati in Turchia che rendono l’Europa afona nei confronti della tirannia di Recep Erdogan.
Ai nostri corpi, alle nostre menti, ai nostri cuori non compete dettagliare programmi di governo, non li riguardano: sono irriducibili a ogni logica. Letteralmente: illogici. Come il personaggio di Herman Melville, Bartleby lo scrivano, di fronte a ogni profferta continueremo a dire “preferirei di no”. Ma non perché distanti dalla vita. Per la ragione opposta.
pubblicato sul numero 42 della Falla, febbraio 2019
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