È sulle grida di gioia di 154 senatori e senatrici che hanno approvato, qualche ora fa a scrutinio segreto, la proposta di non discutere il Ddl Zan che è morta la speranza di approvare la legge così com’era.
154 senatori e senatrici – più due astenutə – che rappresentano il popolo italiano, hanno deciso che le persone LGBTQ+, le donne e le persone disabili non hanno bisogno di alcuna tutela di legge che le aiuti a contrastare le discriminazioni e le violenze che subiscono quotidianamente nel nostro Paese.
Abbiamo parlato di quanto la legge fosse insufficiente, ma abbiamo comunque partecipato a Pride e manifestazioni che chiedevano a gran voce la sua approvazione, convinte che fosse il primo, minimo, passo verso un riconoscimento più ampio dei nostri diritti. Diritti con i quali nasciamo tuttə – vale la pena ricordarlo sempre – e che la società eterocispatriarcale, sessista e abilista ci toglie in base al nostro orientamento sessuale, alla nostra identità di genere e alla nostra disabilità.
Sappiamo chi dobbiamo ringraziare, oltre a questə154+2 senza nome, per questo omicidio: da Italia Viva, alle femministe essenzialiste, dalla destra fascista a quella moderata, fino ai senatori e alle senatrici del Pd e del M5S, che coperti dal voto segreto hanno fatto saltare una maggioranza possibile di contrari alla tagliola di Lega e FdI.
Cosa fare ora?
Ieri sera, c’è stata la prima a Bologna del documentario Let’s Kiss. Franco Grillini, storia di una rivoluzione gentile, trent’anni abbondanti di lotta chiusi in una pellicola di 85 minuti.
Grillini, classe 1955, già parlamentare della repubblica e presidente (ora onorario) di Arcigay, è stato per moltissimi anni l’unico attivista gay visibile per la politica e i media italiani.
Come ha scritto Elisa Manici: «Per me, oltre che un amico e un compagno, rimarrà sempre il primo e unico omosessuale ad apparire in tv nei programmi in cui si dibatteva di omosessualità, rispondendo con serietà e pacatezza (solo Binetti e Giovanardi gli hanno fatto – e giustamente- perdere le staffe) a domande oscene».
Di oscenità ne abbiamo ascoltate tante oggi e durante le scorse discussioni in aula; personalmente ho posizionato l’asticella del mio masochismo da attivista sul parlamento italiano e non assisto più a certi scempi, ma l’annuncio di Casellati l’ho sentito, gli ululati di approvazione anche. Mi sono chiesta cosa stia pensando Franco Grillini in questo momento, soprattutto dopo la proiezione di ieri sera.
A lui, a tutte quelle persone che non si sono date per vinte in questi decenni e a tutte noi dobbiamo dire che il Ddl Zan è morto, ma noi no.
Dobbiamo lavorare di più, dobbiamo lavorare meglio. Dobbiamo smetterla di accontentarci e dobbiamo andare in piazza.
Dobbiamo finalmente essere comunità e movimento, e chiedere Molto più di Zan.
Perseguitaci