Dal 6 gennaio 2015 i volontari del Cassero hanno costituito una iniziativa semestrale, che si svolge il giorno dell’Epifania e il 2 giugno, chiamata Generi di conforto. Sinteticamente la si potrebbe descrivere come una distribuzione di vivande rivolta a persone senza dimora, homeless che, in due momenti dell’anno, sono invitati al Cassero per mangiare un pranzo e una merenda, ma tale sintesi non reca giustizia all’iniziativa, la quale nasce per esigenze diverse dalla semplice distribuzione alimentare.
Innanzitutto: perché un’associazione LGBTQI si rivolge a persone senza dimora?
Il motivo risale al novembre 2009, quando Arcigay vinse un finanziamento del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per riproporre una importante ricerca statunitense, la quale indicava una percentuale variabile fra il 30% e il 40% di giovani LGBTQI fra la popolazione homeless presente negli USA
Posto che negli Stati Uniti d’America, ancor più che in Italia, è difficile valutare quante persone dormono in strada, si parla comunque di un numero impressionante di giovani scappati dalle proprie famiglie a seguito del coming out: quasi sette intervistati su dieci indicarono il rifiuto familiare come un fattore importante nell’essere diventati giovani persone senza dimora.
La ricerca, condotta sul territorio nazionale da Arcigay, fu chiamata “Approdi negati”, e si contraddistinse per essere più di stampo qualitativo, che quantitativo. Usciti i dati ufficiali della ricerca, che riguardò non solo Bologna e non solo le persone senza dimora, ma anche i sex worker, l’indagine non si fermò. L’ambiente dell’associazionismo bolognese legato alle persone senza dimora, infatti, decise di promuovere una seconda ricerca grazie ai fondi messi a disposizione dalla Chiesa Evangelica Valdese Una strada diversa. Homelessness e persone LGBT. Realizzata dall’associazione Avvocati di strada, in collaborazione con varie realtà del territorio, questa indagine si è soffermata più sugli operatori sociali che lavorano con le persone senza dimora, che su quest’ultimi, andando a costruire con i professionisti un percorso, terminato nel febbraio 2015, per accrescere la consapevolezza su temi come l’orientamento sessuale e l’identità di genere, sugli stigmi presenti nei luoghi di lavoro, ma anche sulla presenza di persone LGBTQI fra la popolazione senza dimora con cui costoro si relazionano ogni giorno.
Contemporaneamente, in Italia si andavano a definire le prime linee guida per il lavoro con le persone senza dimora, un target di popolazione lasciato spesso dimenticato anche dalle istituzioni. Vennero così promulgate dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali le “Linee di indirizzo per il contrasto alla grave emarginazione adulta in Italia”, approvate nel novembre 2015 dalla Conferenza Unificata Stato Regioni. Il documento fu costruito tramite una forte copartecipazione “dal basso” degli enti locali e del mondo non profit e, grazie alla spinta della nascente sensibilità bolognese, oggi contiene una sezione interamente dedicata alla tematica: “le persone senza dimora che patiscono discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere”.
Se nel gennaio 2015 il Cassero iniziò a promuovere “Generi di conforto” non è pertanto un caso. Certo, l’evento potrebbe facilmente trasformarsi in un momento filantropico o caritativo, una semplice distribuzione alimentare poco lungimirante, in quanto in Emilia Romagna il problema principale per le persone senza dimora non è tanto l’accesso al cibo, quanto la qualità di questo in un’ottica di alimentazione corretta che superi i meri bisogni primari; ma lo spirito dell’iniziativa è tutt’altro.
Sviluppatosi all’interno di quella recente attenzione che si è provata a descrivere, Generi di conforto si pone come obiettivo quello di avvicinare le persone (senza dimora o a rischio di homelessness), riconoscendole come tali, accogliendone la loro identità e il loro orientamento sessuale, ma anche le povertà culturali e gli stigmi interiorizzati. Contemporaneamente, l’iniziativa si dà l’obiettivo di mostrarsi nella diversità e nell’accoglienza di tale diversità, costituendo assieme un luogo reale in cui sia possibile lasciare “fuori dalla porta” i fattori stigmatizzanti esistenti nella nostra società.
Cosa produrrà tutto ciò è difficile da dirsi. Vi è però un fatto: negli ultimi due Pride bolognesi un gruppo di persone senza dimora ha partecipato al corteo, come Piazza Grande, per manifestare assieme agli altri per i diritti di tutte e tutti. Homeless support Lesbians and Gays.
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