Nel 1974 Peter Hujar fotografa Candy Darling, una delle icone transessuali di quel periodo, nonché una delle muse della Factory di Andy Warhol. Hujar riprende Candy Darling sul suo letto di morte, dove di lì a breve morirà di leucemia a 29 anni. La sua bellezza giovane, sublime e delicata è contornata da crisantemi bianchi e da rose rosse, ed è in contrasto con le fredde luci e gli asettici ambienti dell’ospedale dove questa figura langue, come perduta in “un’estasi elegante”.
Siamo in uno dei periodi più fertili della liberazione delle persone LGBT+, un periodo pregno di figure come Divine, Nan Goldin, John Cage, Ray Johnson e i succitati Andy Warhol e Susan Sontag; siamo in un’America giovane, frizzante e con tanta voglia di osare, provocare, esagerare di fronte al bigottismo del potere.
Hujar è uno degli esponenti di questo mondo, insieme a Jack Smith, Mark Morrisroe e Robert Mapplethorpe, per citarne solo alcuni; artisti che provocano il senso dell’estetica comune, elevando ad Arte i corpi della diversità, i corpi dei ghetti, corpi che rivendicano e urlano una sessualità diversa, corpi che non appartengono al mondo WASP, corpi spogliati e in pose sensuali quando non dichiaratamente erotiche. Questi artisti con le loro opere hanno importato nel campo dell’arte la lotta per l’emancipazione di questi corpi e di queste persone. È questo il mondo di Candy Darling e di cui la morte di Candy Darling sembra anticipare la fine: di lì a poco la comunità gay – e non – verrà investita dall’AIDS, che sarà il capolinea per molti di quella generazione. Peter Hujar morirà il 25 Novembre 1987, a 53 anni, in seguito a complicazioni da AIDS.
pubblicato sul numero 5 della Falla – maggio 2015
Foto da: Transacity / The WOW Report
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