Opera autobiografica della ventiquattrenne argentina Cecilia Valenzuela Gioia, El color de un invierno (2017) apre le proiezioni del secondo pomeriggio di Some Prefer Cake, festival del cinema lesbico bolognese.
Misteriose sono le cause dell’ansia di Lucia (interpretata dalla regista stessa), studentessa ventunenne in visita ai genitori. Il passato, al quale si allude continuamente (senza essere mai completamente svelato), la insegue negli incubi, le sottrae la fame, la costringe a casa. Il senso di soffocamento che leggiamo sul volto della protagonista permea tutta la prima parte del film, interamente ambientata in spazi chiusi (la casa della ragazza, lo studio medico); persino nelle scene girate all’esterno ci viene ricordato che la città è tranquilla, ma eccessivamente piccola e ripetitiva. La famiglia assiste preoccupata in silenzio, incapace di reagire.
Una sera, trascinata in discoteca dall’amico Gabriel, omosessuale dichiarato, lo sguardo sommesso di Lucia cade su una ragazza mai vista prima. Olivia entra nella quotidianità della protagonista per caso, di nascosto (invitata dagli amici, di grande intuito, della protagonista), poi sempre più insistentemente, fino all’ossessione. Sulle labbra di Olivia le paure muoiono e, come e meglio che nel Demian di Hesse, letto durante un incontro sul prato, Lucia può portare luce alle sue tenebre e rinascere nuovamente: “A volte penso che la mia vita sia iniziata l’altro giorno e non quel lunedì di 21 anni fa”. E il primo pianto della neo-nata Lucia è a tavola, quando, davanti ai familiari, scoppia in lacrime facendo coming out. Il fratello e i genitori, nello stesso silenzio iniziale, la abbracciano.
Finito l’inverno, Lucia deve tornare allo studio. Non un saluto a Olivia, eppure il lungo viaggio in macchina accompagnato dai ricordi della loro storia d’amore fa sperare in un futuro nuovo incontro tra le due.
Molto viene taciuto all’interno del film, come le ragioni e la fine improvvisa dell’ansia di Lucia; gli stessi dialoghi, giustificati dalla timidezza della protagonista, scorrono a fatica e con poche parole.
La frammentarietà narrativa è però compensata dall’uso sapiente del rallenty e dei colori, che strizzano l’occhio a Heartbeats e ai primi lavori di Xavier Dolan, ricreando l’atmosfera di sensualità e di ingenuità del primo amore.
Foto: Some Prefer Cake
Programma completo di Some Prefer Cake 2018
Gli altri film che abbiamo visto per voi: Nothing to lose – Nina – Water makes us wet – Thelma
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