Una delle più grandi critiche dialettiche, espressa spesso con sdegno, con le quali ci si trova ad avere a che fare è l’incoerenza. Capita come persone di per sé, capita come movimento, ma se sicuramente le dimensioni individuali e collettive presentano specifiche sui generis, il tema generale non cambia più di tanto.
«La coerenza è comportarsi come si è, e non come si è deciso di essere» diceva Pertini, esplicitando efficacemente quel che sembra essere il centro del problema: la coerenza come tema identitario, aderenza a un sé più immaginato che effettivo, se non altro per la difficoltà di inquadrarlo. Sgomberato il tavolo da chi agisce in contrapposizione ai propri ideali per ragioni di opportunismo – che diremmo più ipocrita che incoerente – rimane quel sottile discrimine tra ciò che percepiamo di noi e ciò che si aspetta l’alterità con cui entriamo in contatto. Lo sdegno che si citava è scatenato dall’accidente del mutamento. La stessa definizione di coerenza sottintende, in tutte le accezioni, il concetto di costanza: siamo davanti a un humus culturale che propone un conservatorismo del sé come principio transvaloriale irrinunciabile. Ma dopo millenni di discussione sul paradosso della nave di Teseo dovremmo forse ormai aver colto l’inafferrabilità di ogni principio identitario. Come movimento, appunto, lo sappiamo bene, ed è infatti una nostra spinta a tenere insieme il multiforme che ci contraddistingue oggi. Lo è quando parliamo di movimenti, al plurale; lo è quando mettiamo la queerness e i vari spettri identitari nello stesso calderone. Questa stessa redazione ha scelto di usare una sigla che tenga insieme questi aspetti, inglobando la Q, e non l’ha fatto ignorando lo iato teorico di fondo tra queste istanze, ma proprio per abbracciare quella necessità di tenere insieme moltitudini. Noi siamo Legione, perché siamo in molte, e questo non deve spaventarci. Noi dovremmo dell’incoerenza e del mutamento fare la più grande rilettura, respingendo la coerenza identitaria nel tempo come valore etero patriarcale da decostruire.
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