di Vincenzo Branà
Che città è Bologna? Dotta o Grassa? Busona, come la definisce Guccini, o “sazia e disperata”, come disse qualcuno più disperato di lei? Magica, rossa, libera, laica, antifascista: chi sarebbe in grado di tracciare un profilo senza sbavature, il più accurato possibile, della nostra città? Per avvicinarsi a questo traguardo forse bisognerebbe innanzitutto farsi carico dello sguardo degli altri, scambiarsi le prospettive ma anche le scarpe, sommare voci e punti di vista, condividere idee. E una volta chiarito com’è la nostra Bologna, chi saprebbe dire invece come la vorremmo?
È ponendoci queste domande che ormai un po’ di mesi fa, assieme ai compagni e alle compagne di una rete ampia di collettivi e associazioni, abbiamo iniziato a parlare del Bologna Pride. Per riconoscere su quali gambe cammina il nostro orgoglio, quali strade ha percorso, dove ha trovato vigore, quali tracciati ha ancora da esplorare, quali traguardi ancora da tagliare. E per parlare di come implementare l’infrastruttura più importante della nostra città, cioè quella che tiene assieme le persone, rendendole l’una il sostegno dell’altra. Con il 17 maggio, giornata mondiale contro l’omotransfobia, entreremo finalmente nel cartellone di questo Bologna Pride, un percorso a tappe che ci accompagnerà fino al corteo e alla piazza del prossimo 27 giugno. Lì prenderemo parola, con la responsabilità di chi fa un passo avanti perché ha in mente una proposta.
Quel giorno, stando agli slogan del governo, questo paese dovrebbe già avere una legge per le unioni civili. Se sarà così, chi fino ad oggi ha confuso la nostra richiesta di diritti con una corsa verso la normalizzazione, scoprirà che per noi la parità è soltanto un presupposto, quello che serve per portare a termine un vero cammino di liberazione. Tutte e tutti assieme, magari proprio a partire da Bologna.
pubblicato sul numero 5 della Falla – maggio 2015
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