Il podcast The Guilty Feminist è stato lanciato nel 2015 dalla comica Deborah Frances-White, conta al momento più di 340 episodi registati live e si concentra su temi «degni di una femminista del XXI secolo» con un approccio leggero ma non superficiale.

Il suo motto «Sono femminista, ma…» le dà il la per scavare negli stereotipi e nelle ipocrisie che ci portiamo dentro anche quando facciamo del nostro meglio.

The Guilty Feminist si può ascoltare anche su Spotify e ospita nella sua casa Media Storm un podcast condotto da Mathilda Mallinson e Helena Wadiache su tematiche e con approccio affini.

Gli episodi ospitano sempre una persona esterna. In questo, dal titolo This is how you do it: Rachel Charlton-Dailey, le conduttrici di Media Storm intervistano la fondatrice di The Unwritten, nonché creatrice della serie Disabled Britain: Doing It For Ourselves.

Durante e subito dopo la pandemia, Rachel Charlton-Dailey, giornalista freelance e disabile, esausta delle richieste di parlare del suo trauma o di scegliere una narrazione che fosse di ispirazione per le sue esperienze, ha riconosciuto il bisogno di creare uno spazio libero da pregiudizi e stereotipi sulla disabilità, in cui venisse usato un linguaggio moderno e appropriato, diversamente da quanto accade di solito nei media mainstream.

Come scrive sul sito del Daily Mirror: «Siamo 14 milioni, non siamo tuttə uguali ed è il momento che il pubblico smetta di sentire triti stereotipi e ci veda, persone disabili, in tutto il nostro variegato splendore».

In che modo? Attraverso The Unwritten, sito web in cui «ogni storia è benvenuta, qualunque sia la forma della disabilità di chi la propone: fisica, visiva, uditiva, malattia cronica, mentale, intellettuale, neurodivergenza. E qualunque sia il campo in cui la disabilità si interseca con altri aspetti della vita: sessualità, genere, razza, religione, classe, educazione, famiglia, relazioni. The Unwritten è il luogo in cui la disabilità è la norma, non una fonte di ispirazione».

Chi vi scrive riceve un compenso, grazie al crowdfunding lanciato nel novembre del 2020 e tuttora in corso, e può offrire la propria versione dei fatti senza filtri.

La chiarezza del progetto e l’autenticità della sua realizzazione sono state la chiave del suo successo, di cui Disabled Britain è la seconda testimonianza. Serie di documentari prodotta dal Daily Mirror, Disabled Britain dà voce a chi vive la disabilità in prima persona: non solo ha per argomento la disabilità, ma è anche quasi interamente progettata e realizzata da persone disabili/con disabilità.

La doppia definizione può stupire, ma è Rachel Charlton-Dailey a introdurla. Spiega, infatti, che preferisce l’espressione persona disabile perché l’uso di persona con disabilità dà l’idea che la disabilità sia solo un’aggiunta. Per lei la disabilità non è un’aggiunta a una base normale, bensì una caratteristica indissolubile dalla persona. Tuttavia è consapevole che la sua non è un’opinione unanimemente condivisa e quindi suggerisce di chiedere sempre allə direttə interessatə.

La puntata è breve, ma i punti toccati sono di grande rilevanza e chiariti con efficacia. Grazie dunque a Rachel Charlton-Dailey, e anche a The Guilty Feminist, che offre sempre una ventata d’aria fresca aprendo finestre su mondi marginalizzati o deliberatamente mantenuti nel silenzio.

Immagine in evidenza da royalandderngate.co.uk, immagine nel testo da bbc.co.uk