L’inizio di settembre ha sempre il sapore dell’attesa per il grande carrozzone della scuola italiana, in tutte le sue componenti. Sicuramente quella docente attende con il fiato sospeso, anzi parte già in affanno fra contratti precari, classi sovraffollate, incarichi calati dall’alto, progetti di ogni genere da inserire in un tempo scuola sempre più risicato. E poi le novità che arrivano puntuali dal Ministero, a scuola appena iniziata o inoltrata, da approvare senza avere tempo di effettuare alcun tipo di ragionamento collegiale. Quest’anno scolastico si è aperto con un aggiornamento certamente non inatteso, ma che ha sollevato diverse perplessità: le nuove Linee guida per l’insegnamento dell’Educazione civica.
Le perplessità, a dire il vero, nascono ben prima: nel 2019 l’allora ministro di area leghista Marco Bussetti reintroduce -a costo zero- l’Educazione civica come materia curricolare trasversale, con tanto di programmazione e valutazione finale. Gli assi imprescindibili su cui formare i cittadini del futuro erano, secondo quelle prime linee guida, la Costituzione, lo sviluppo sostenibile e la cittadinanza digitale. Quello che al tempo saltò subito all’occhio, certamente a chi da anni si occupa di educazione di genere a scuola, era l’assenza di qualunque tipo di riferimento all’educazione alla sessualità, all’affettività e al contrasto all’omolesbobitransfobia. Un’omissione che dice molto sul piano politico, una mancanza grave e colpevole in un paese ormai assuefatto alla violenza di genere, in una società il cui impianto patriarcale è talmente strutturale e pervasivo da frenare qualunque possibilità di sviluppo reale.
Ora, esaurita la fase transitoria, con il D.M. 183 del 7 settembre 2024 sono arrivate le nuove Linee guida: se l’imprinting ideologico era già chiaramente visibile nel documento precedente, con il nuovo contesto politico l’accelerazione a destra delle nuove indicazioni è dichiarata e manifesta. E dato che le parole sono importanti, quelle dette come quelle non dette, ecco la nuova terna tematica delle linee guida 2024: Costituzione, sviluppo economico e sostenibilità, cittadinanza digitale.
Lo slittamento più evidente è nel passaggio dallo “sviluppo sostenibile” di quattro anni fa allo “sviluppo economico e sostenibilità” di oggi: e non è indolore. Secondo i nuovi obiettivi di apprendimento, le/i nostr* studenti di scuola superiore dovranno saper “analizzare forme, funzioni delle diverse monete reali e virtuali, nazionali e locali; analizzare le variazioni del valore del denaro; analizzare il ruolo di banche, assicurazioni e intermediari finanziari e le possibilità di finanziamento e investimento per valutarne opportunità e rischi” e, ultimo ma non ultimo, “riconoscere il valore dell’impresa individuale e incoraggiare l’iniziativa economica privata.” Non obiettivi di una laurea in Economia, ma principi inderogabili di un’educazione sempre più asservita alle logiche del mercato e dell’etica neoliberista.
Per fortuna, vien da dire, resta punto fermo e imprescindibile la conoscenza della Costituzione, garanzia del fondamento democratico, pluralista e antifascista del nostro paese: e invece dobbiamo constatare che le nuove linee guida ne suggeriscono una lettura quantomeno anomala, indicando come competenza prioritaria “la ricostruzione del percorso storico del formarsi della identità della nazione italiana” e “l’approfondimento del concetto di Patria” passando per l’inno e la bandiera. Non ricorda proprio quel tipo di ideologia che padri e madri costituenti volevano estirpare perché ha trascinato l’Italia nel baratro della Seconda guerra mondiale?
Se il Ministero ha chiaramente dettato l’indirizzo con le nuove Linee guida, la Commissione cultura della Camera, espressione dello stesso milieu politico, ha dichiarato altrettanto chiaramente quello che non deve entrare nelle scuole, cioè la propaganda della solita, fantomatica “ideologia gender”. L’approvazione, lo scorso 11 settembre, della risoluzione promossa dal leghista Sasso, impegna il governo alla realizzazione di indicazioni sull’educazione sessuale e affettiva che neutralizzino il pericoloso tentativo di eliminare il binarismo di genere, che garantiscano libertà di scelta (soprattutto per i genitori) su temi sensibili, per non subire condizionamenti devianti che possono “mettere a repentaglio una crescita libera e consapevole degli adolescenti”. Il bersaglio sono le associazioni e i/le/* docenti che da anni portano avanti attività di contrasto all’omolesbobitransfobia e alla violenza patriarcale, che mettono in discussione quel binarismo eteronormativo, tanto caro al pensiero “no-gender”, che è alla base di ogni discriminazione di genere.
Davanti ad una avanzata ideologica così incalzante e, questa sì, pericolosa, per tutte le soggettività oppresse che attraversano il mondo scolastico, come difendersi? Lo andiamo ripetendo da anni nei convegni di formazione, negli incontri con le associazioni, nelle riunioni: fare rete nelle scuole, nelle piazze, recuperare una dimensione collettiva dell’opposizione. Perché, per dirla con l’eterno Paulo Freire, “nessuno libera nessuno, nessuno si libera da solo: ci si libera insieme.”
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