in collaborazione con Lesbiche Bologna

La violenza di genere è un fenomeno diffuso in maniera capillare, la cui importanza – abbiamo imparato – deve essere riconosciuta e affrontata attraverso iniziative diversificate e intersezionali. 

Le discriminazioni di genere verso le persone disabili sono, in generale, troppo poco studiate, anche a causa di barriere culturali e sociali legate a stereotipi e pregiudizi.

In particolare, il fenomeno della violenza contro le donne con disabilità meriterebbe più attenzione, poiché le donne con disabilità possono vivere una plurima discriminazione – in quanto donne, o socializzate tali, e in quanto disabili – e a queste possono intersecarsi anche altre forme di discriminazioni legate alla definizione di sé come lesbiche, bisessuali, trans* o queer. Discriminazioni spesso e volentieri accompagnate da una condizione di invisibilità. 

Le persone sorde vivono una condizione di ulteriore barriera di lingua e di comunicazione dovuta al fatto che la Lingua Italiana dei Segni (LIS) è stata solo recentemente riconosciuta, nonostante la Convenzione dell’ONU sui diritti delle persone con disabilità del 2006 (ratificata dal governo italiano nel 2009), le direttive europee, i lunghi anni di richieste di Ens (Ente Nazionale Sordi), società civile e associazioni, e il ritardo rispetto a tutti gli altri Paesi europei. Ancora oggi non esistono decreti attuativi che rendano lo Stato, le pubbliche amministrazioni locali e i loro servizi davvero in grado di raggiungere le persone sorde italiane.

Secondo il rapporto della Federazione italiana per il superamento dell’handicap (Fish Onlus), le donne con disabilità intervistate hanno prevalentemente tra i 31 e i 60 anni e vivono principalmente nelle regioni del nord; hanno un livello di scolarizzazione medio-alto; la tipologia di disabilità prevalente all’interno del campione è quella motoria (il 75,3% delle intervistate), segue la disabilità intellettiva, relazionale, psichiatrica o dell’apprendimento (26,1% in totale) e infine quella sensoriale (20,4%). Solamente il 5% delle donne sorde intervistate dichiara di non aver mai subito una violenza, invece l’8,8% dichiara di averne subita almeno una nella vita. Per cui, sebbene i dati in merito all’incidenza della violenza di genere su donne, persone Afab, lesbiche, bisessuali, trans* sorde siano pochi, il rischio di subire un abuso è ben presente, come ci racconta anche l’esperienza dei Centri Anti-violenza (CAV). 

In questo quadro si inserisce il progetto Creazioni Femministe di Micce e del bar Senza Nome in collaborazione con Casa delle Donne per non subire violenza di Bologna, Mit, Lesbiche Bologna ed Ens Emilia-Romagna che, grazie a un finanziamento della Regione Emilia-Romagna del 2021, ha potuto realizzare interventi di contrasto alla violenza di genere rivolti alla comunità sorda

La campagna di comunicazione e la veste grafica del progetto sono state ideate da Comunicattive insieme a Micce e alcune interpreti Lis – Italiano che ci hanno aiutate a creare una comunicazione comprensibile ed efficace attraverso un confronto costante e un’opera di co-design. 

Per quanto riguarda le azioni del progetto, prima fra tutte è stato reso accessibile il numero del centro antiviolenza della Casa delle Donne di Bologna, implementando la possibilità di videochiamare il servizio in modo da poter segnare la propria necessità. Questa misura, in accordo con la comunità sorda, è stata ritenuta accogliente e accessibile alle persone sorde

Per diffondere il servizio e dare informazioni sulla fenomenologia della violenza, la campagna ha prodotto materiale cartaceo – volantini e bustine di caffè – e online, con video accessibili a persone sorde segnanti, oraliste e udenti, di divulgazione sulle diverse forme che assume la violenza di genere, coinvolgendo artistə famosə o personalità di spicco della comunità sorda. Le operatrici dei centri antiviolenza di Bologna hanno partecipato a un corso di sensibilizzazione alla LIS per imparare le basi della lingua dei segni italiana, in modo da dare una pronta risposta alle donne sorde che videochiamassero il numero dedicato, mentre i centri antiviolenza hanno organizzato una formazione rivolta a esponenti della comunità sorda sui tipi di violenza e le possibili vie d’uscita da essa. 

Un risultato non previsto in una prima fase di progettazione è stato la sigla della convenzione tra Ens e i centri antiviolenza (Casa delle Donne, Mit, Lesbiche Bologna e Senza Violenza) per garantire gratuitamente l’interpretazione dei colloqui tra persone sorde segnanti e le operatrici dei centri. 

L’attività fondamentale di sensibilizzazione sulla violenza di genere è avvenuta anche attraverso l’organizzazione di eventi di tipo creativo e culturale nel giugno 2022. Durante la rassegna che ha preso il nome della campagna, Creazioni Femministe, si sono infatti susseguiti spettacoli e iniziative tra il bar Senza Nome, il teatro Atelier Sì e i musei cittadini, pensati per persone sorde e interpretati per persone udenti.

Il progetto persegue due ambiziosi obiettivi: il primo è continuare a informare la comunità sorda sulle dinamiche tipiche della violenza di genere e sui servizi accessibili per poterne uscire. Per raggiungerlo, il progetto realizzerà ulteriori campagne in LIS per riconoscere la violenza, rendere più accessibili le informazioni sui servizi, supportare gli uomini maltrattanti affinché riconoscano nei comportamenti propri e altrui la violenza agita, fornire strumenti per contrastare la transbiomolesbofobia e delle violenze che ne derivano.

Parallelamente, il progetto sensibilizzerà, formerà e informerà la comunità udente sugli ostacoli che quotidianamente impediscono alle persone sorde di godere dei loro pieni diritti, siano essi di natura strutturale, come l’assenza di informazioni, oppure riguardanti più specificamente la cultura sorda. 

Il progetto inizierà ufficialmente a marzo 2023 con un ciclo di incontri sulla violenza di genere, il sabato pomeriggio da Ens Bologna, tenuti da Casa delle Donne, Lesbiche Bologna e Mit.

L’augurio è che questi progetti possano aprire strade di trasmissione reciproca di saperi sui temi legati all’audismo, alla lesbobitransfobia e alla violenza di genere e che possano aumentare sempre più la capacità di riconoscere la violenza e la possibilità di chiedere aiuto per poterne uscire.