in collaborazione con Lesbiche Bologna
Tempo fa scrissi in modo ironico che un’infezione sessualmente trasmissibile può durare più di una relazione o di una vita intera.
Di Hiv vi ho ampiamente parlato in occasione del primo dicembre. Questa volta, con lo stesso entusiasmo, vorrei spiegarvi un virus di cui si parla meno tra le lesbiche, ma che riguarda tutte le soggettività, e non va sottovalutato. Parlo dell’ Hcv, il virus che causa l’epatite C, per cui è stata approvata di recente una cura efficace e che porta alla guarigione.
Esistono vari virus che causano epatite: Hva per l’epatite A, Hvb per l’epatite B, Hcv per l’epatite C, Hvd e Hve per epatiti D ed E .
È importante ricordare che qualunque tipo di epatite virale è contagiosa nella fase acuta, ma anche in quella cronica, come nel caso delle epatiti B e C.
L’epatite A merita un discorso a parte e non è classificabile come Ist (infezione sessualmente trasmissibile) vera e propria. È causata dal virus Hva, si trasmette comunemente attraverso via oro-fecale e il consumo di cibo o di acqua contaminate, non cronicizza e si risolve in poche settimane o mesi senza cure particolari.
La B e la C sono le più gravi, anche come Ist, e possono avere risvolti letali se non prese in tempo.
La trasmissione avviene prevalentemente per contatto con sangue infetto e fluidi corporei che contengono tracce ematiche (sperma e secrezioni vaginali) o oggetti contaminati tra cui anche aghi per tatuaggio, piercing non disinfettati, rasoi, pinzette, oggetti taglienti, cannucce per sniffare sostanze stupefacenti e scambio di sex toys non lavati o non accuratamente protetti da preservativo.
L’epatite sembra un’infezione molto distante, ma non è sottovalutabile da nessuna soggettività per i motivi sopra elencati ed è bene ricordare che può degenerare in cirrosi epatica e tumore se non diagnosticata per tempo. Qualsiasi rapporto sessuale a rischio, anche tra lesbiche, può portare a contrarre il virus e questo deve incoraggiare a fare il test e proteggersi.
L’epatite C è una scoperta relativamente recente; prima del 1989, anno in cui fu identificato il virus, veniva definita come «non A, non B».
Attualmente rappresenta una delle cause più importanti di malattia epatica cronica in tutto il mondo.
Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), nel mondo sono circa 71 milioni le persone colpite dal virus dell’epatite C (Hcv), pari all’1,1% della popolazione globale, con un’ampia variabilità di distribuzione geografica.
Si stima inoltre che persone che soffrono di tossicodipendenza e usano droghe per via iniettiva rappresentino il gruppo a più alta prevalenza (fino al 67%).
Va sottolineato che questi dati potrebbero rappresentare una stima inferiore al quadro epidemiologico globale dell’epatite C, che purtroppo decorre spesso in modo asintomatico venendo spesso ignorata o non diagnosticata per tempo. Vorrei ricordare che nessunə è immune e che questo riguarda anche le lesbiche .
La buona notizia è che la terapia dell’epatite C negli ultimi anni ha vissuto una rivoluzione. Esistono ora farmaci antivirali innovativi che in cicli terapeutici di 8, 12 o 16 settimane permettono la guarigione in più del 95% dei casi; inoltre le terapie sono in costante evoluzione e nuovi farmaci in arrivo arricchiranno la gamma di terapie disponibili, con percentuali di successo terapeutico sempre più vicine al 100%.
Per guarire è necessaria una diagnosi precoce e iniziare la cura prima di arrivare a una cirrosi grave. Vale la pena, quindi, di effettuare il test in modo tempestivo, di adottare le precauzioni necessarie nel sesso e di sentirsi meno invincibili. Anche le lesbiche, che spesso rischiano di diventare parte del sommerso.
immagine in evidenza da Evey Gloom
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