in collaborazione con Lesbiche Bologna

In Feminizing Theory, una recentissima pubblicazione dedicata alla femmeness, Rhea Ashley Hoskin propone il concetto di femme theory come strumento per resistere alla tendenza degli studi di genere e queer a focalizzarsi sulla maschilità. Centrandosi sulla femminilità attuata da diversi soggetti queer, la femme theory, secondo lei, costituisce un mezzo efficace per leggere il funzionamento del sistema di genere e per dare valore a esperienze spesso svalutate o lasciate ai margini dalle teorizzazioni dominanti proprio perché legate alla femminilità.

spazio alle femme
Un esempio di rivendicazione lesbica femminista del termine femme. Femme ha origine nella cultura lesbica working class statunitense: «Come femme», scrive Joan Nestle, «non ho imparato una parte; ho perfezionato un modo di amare». (1981) 

Disaccoppiato dalla parola teoria, femme è un termine che ha origine nella subcultura lesbica e working class degli Stati Uniti degli anni Quaranta, dove veniva utilizzato per identificare quelle lesbiche che prediligevano per sé stesse codici e stili di genere socialmente considerati come femminili. Sebbene oggi il termine abbia un utilizzo più ampio e sia rivendicato da una serie di soggettività che si identificano nello spettro della femminilità queer (per esempio, da donne bi+/pan, uomini gay effemminati, persone transfem), storicamente esso nasce in contrapposizione alla parola vernacolare che indica la lesbica mascolina, butch, e, diversamente da termini affini più recenti come lipstick, ha una storia di orgoglio più lunga, connessa alle vicissitudini culturali e politiche della diade butch-femme. 

Negli anni Ottanta, complice anche una tendenza della teoria lesbofemminista a prendere le distanze dalla diade, femme diventa l’oggetto di una rivendicazione politica che riguarda chi è considerabile come lesbica e, più estesamente, il diritto delle lesbiche di poter parlare liberamente delle proprie esperienze erotiche e sessuali. Tra le protagoniste di questa rivendicazione troviamo la fondatrice dei Lesbian Herstory Archives di New York, Joan Nestle che, insieme ad altre autrici come Amber Hollibaugh, Minnie Bruce Pratt, Jewelle Gomez e Madeleine Davis, ha contribuito alla scrittura di alcuni dei testi più belli e significativi sulla subcultura butch-femme. Questi testi costituiscono oggi un archivio prezioso delle esperienze lesbiche del passato (anche se purtroppo scarsamente accessibili in lingua italiana) e contengono una serie di spunti di riflessione importanti sul significato della femminilità, così come sull’erotica lesbica e sul funzionamento del genere nelle nostre società. 

Alcuni dei testi più significativi prodotti dalle femme e sulla subcultura butch-femme.

Uno dei temi più rilevanti della produzione femme lesbica è certamente la riflessione intorno all’invisibilità delle lesbiche femminili fuori e dentro le comunità lesbiche e queer. In un mondo che è stato a lungo strutturato, e che ancora lo è in parte, dal binarismo eteronormato che individua nella donna omosessuale una butch o comunque una donna dall’aspetto androgino tendente al maschile, le femme non sono riconoscibili per la loro apparenza ma, come scrive Nestle, lo diventano «per la loro scelta». «Sono sicuramente lesbica per me stessa, ma non in un modo riconoscibile per un mondo eterosessuale, dove viene dato per scontato che una lesbica sia mascolina e che io sia etero», scrive Minnie Bruce Pratt. Tutto questo ha profonde ripercussioni politiche che durano ancora oggi: le femme devono far fronte molto più spesso alla presunzione di eterosessualità e quando fanno coming out vanno incontro, come a me è successo più volte, a facce incredule o al sospetto, in particolare da parte degli uomini cishet, di stare scherzando o addirittura mentendo. Tali pregiudizi possono purtroppo a volte essere reiterati persino nelle stesse comunità lesbiche e femministe: per esempio, può succedere che le forme di estetica femme vengano considerate, implicitamente o esplicitamente, non abbastanza lesbiche ed è successo, storicamente, che il femminismo nutrisse più di un pregiudizio nei riguardi delle forme di femminilità lesbica e trans. 

Ovviamente, queste forme di misconoscimento affondano le proprie radici anche in una cultura sessista più ampia: la violenza contro le donne, siano esse trans o cis, è spesso esacerbata da elementi di svalutazione e denigrazione della femminilità che costituiscono una delle molteplici facce del patriarcato e della gerarchia sessuale. Come si evince dai testi delle autrici citate, proprio la scelta di rivendicarsi femme apre quindi lo spazio a una riflessione in grado di mettere in discussione il funzionamento del genere. I testi delle femme ripensano i rapporti tra femminilità, patriarcato ed eteronorma: «Essere femme», scrive Nestle riflettendo sulla sua formazione identitaria, «mi ha reso sopportabile l’essere donna»; mentre per Hollibaugh, la femmeness «è un’affermazione del carattere costruito del genere» che, non diversamente dalla butchness o dalla transness, costituisce un’esperienza di resistenza radicale alla presunta naturalità del genere e di reinvenzione quotidiana delle norme legate alla femminilità.

Anni dopo la presa di parola delle prime lesbiche femme, l’interesse per la femmeness esplode con gli studi queer: nella foto, la copertina del libro.

Per ripensare il genere, le riflessioni femme hanno attinto innanzitutto dal racconto dell’esperienza incarnata della sessualità. Dagli anni Ottanta, i testi di Nestle, Hollibaugh e Pratt hanno avuto il merito di sessualizzare un dibattito lesbico statunitense all’epoca restio a discutere di pratiche sessuali e identità erotiche lesbiche, fornendo al contempo nuove cartografie del desiderio femminile. Come ha scritto la studiosa queer Ann Cvetckovich in An Archive of Feelings, gli scritti femme non solo offrono molteplici occasioni per mettere in discussione l’esistenza di un legame necessario tra penetrazione e pene, tra ricettività e sottomissione, tra femminilità e passività, tra grassezza e indesiderabilità, ma mettono anche in scena narrative del piacere sessuale che incorporano quegli aspetti negativi e traumatici dell’esperienza sessuale con cui le donne e, in generale, le persone che si riconoscono in alcuni aspetti della femminilità si trovano spesso costrette a fare i conti. 

La lettura degli scritti femme è un’esperienza impoterante per tutte coloro che si trovano a fare i conti quotidianamente con la violenza sessista, la svalutazione della femminilità e l’invisibilità lesbica e sono alla ricerca di strategie di resistenza: questi testi sono una stella polare che orienta ancora oggi verso nuove costellazioni del genere e del desiderio.