Dal 26 Ottobre al 4 Novembre in occasione di Gender Bender 2016 si terrà un laboratorio di pratica di danza dedicato al twerking con Giorgia Nardin presso l’Officina de’Maicontenti. Ghetto Fab è il nuovo mercoledì del Cassero LGBT Center dove twerkare è la parola d’ordine.

Seconda parola più digitata sul web dopo selfie e con circa un milione di video tutorial su YouTube, il twerk o “la santificazione del lato B” è sicuramente tra i fenomeni virali più importanti degli ultimi anni. Il successo di questo nuovo stile di ballo lo si può, in primo appunto, ricondurre alla performance di Hannah Montana, in arte Miley Cyrus, sul palco degli MTV Music Awards del 2013. Pochi secondi che hanno permesso alla giovane stellina Disney di essere etichettata come un’innovatrice, seguita a ruota da artiste internazionali come Beyoncé e Shakira. Tacciato fin da subito come un ballo volgare e osceno entra nel giro di qualche settimana nell’Oxford Dictionary con la definizione di “un modo di ballare su una canzone famosa in maniera sessualmente provocante, caratterizzato da movimenti di bacino e da una posizione accovacciata”. In realtà la parola twerk è in uso nel linguaggio anglofono da oltre cinquant’anni e come stile di ballo ha radici storiche e sociali che è bene conoscere.

Il primo esempio di twerk nella storia è riconducibile alla tradizionale danza Mapouka, particolarmente diffusa nell’Africa centrale, dove i ballerini, sia donne che uomini, si esibivano durante le cerimonie religiose dedicate ai riti propiziatori della fertilità. Stando a quanto affermato da alcuni antropologi, però, il motivo principale per il quale questo ballo veniva praticato è legato a una legittima forma di autodeterminazione del corpo. In soldoni, il corpo è il mio e ci faccio quello che voglio. Come accaduto per il jazz e il blues, la Mapouka arriva in America, in seguito alla deportazione degli schiavi, dove viene confinata nella sfera dei balli “succinti ed esotici” da strip club.

È nella New Orleans degli anni Cinquanta, in concomitanza delle rivendicazioni portate avanti dalla comunità nera, che la Mapouka torna a farsi sentire con il nome di bouncing, diventando sempre più popolare negli anni Ottanta con la diffusione della musica rap e hip hop. A un’occhiata veloce non risulta difficile notare che nei video musicali degli ultimi anni si accenna quasi sempre a passi di twerking. Purtroppo, spesso accade che più un fenomeno diventa popolare più subisce una sorta di normatività e una codificazione che nella maggior parte dei casi si allontana da ciò che si propone realmente. Non dovrebbe sorprendere perciò se una cantante appena ventenne, vestita da brutta Sailor Moon, si cimenta nel ballo volgare e sessualmente provocatorio etichettato come twerk. Il problema è tutto qui: il concetto di volgarità è parente stretto del maschilismo, e il sesso è un tabù che non deve superare la camera da letto. In tutto ciò si dimentica la provocazione. Il twerk indigna. E lo fa, anche se ce ne siamo dimenticati, perché esalta la libertà del corpo.

Il laboratorio Pratica di Twerking con Giorgia Nardin è aperto al pubblico e si svolge i giorni 26, 27, 28, 29 ottobre e 1, 2, 4 novembre 2016 presso l’Officina Teatrale de’Maicontenti in via San Tommaso del Mercato 1/B-C-D dalle ore 16:30 alle ore 17:30. L’ingresso è gratuito.

Foto di ZeloYongguk

 

Per saperne di più

Il sito ufficiale di Gender Bender

Pratica di twerking con Giorgia Nardin

Il programma completo di Gender Bender 2016

GhettoFab Gender Bender edition