Con After Louie si è aperta la rassegna cinematografica che vedrà la presentazione di venti lungometraggi in programma per la quindicesima edizione di Gender Bender. Il film sarà in replica il giorno 4 Novembre alle ore 20.00 presso il Cinema Lumière.
Guardando il trailer, o i primi minuti, di After Louie l’idea che ci si fa potrebbe essere riassunta così: c’era una volta il protagonista, uno stronzo bello e dannato di nome Sam, un uomo sulla cinquantina, che non crede all’amore, interpretato da Alan Cumming. Intrappolato in un passato che non vuole dimenticare incontra il quasi trentenne Braeden. Tra fantasmi dei tempi andati, fidanzati gelosi e una serie di indicibili peripezie, riuscirà il giovane a scalfire il cuore di pietra del nostro Sam, coronando così il sogno d’amore?
Ecco, in realtà la storia è un’altra. Nessun romanticismo smielato, nessun bacio del vero amore e nemmeno un “per sempre felici e contenti”.
Sam è impegnato da mesi, forse anni, nella realizzazione di un film sul suo amico William (David Drake) morto nel ’98 di Aids. Vive in un appartamento da vent’anni ma l’impressione è che si sia appena trasferito. Occasionalmente si concede del sesso, sempre a pagamento, con dei ragazzi più giovani. Ogni tanto incontra i suoi amici Jeffrey (Patrick Breen) e Maggie (Sarita Choudhury) con cui condivide gli stessi ricordi di William e ai quale chiede in continuazione del materiale fotografico per continuare il suo progetto d’arte. L’incontro con Braeden (Zachary Booth), che dovrebbe segnare a tutti gli effetti una rottura nella vita ciclica del protagonista, in realtà non avviene, anzi il giovane finisce per inserirsi nella routine di Sam. La svolta nella narrazione avviene forse troppo tardi, a film oltremodo inoltrato, e attraverso due momenti: il primo quando gli amici di Sam manifestano le loro perplessità nello strumentalizzare la vita e la malattia dell’amico William, mentre il secondo si sviluppa nello scontro sui rispettivi pregiudizi tra il protagonista e Braeden. Si arriva a una conclusione dove gli attori in gioco non guadagnano nessuna eclatante salvezza, confermando quella dimensione di realtà documentaria che ci accompagna per tutto il percorso.
Il film è a tutti gli effetti uno slice of life che, partendo dalla figura di Sam, artista e attivista della prima ora di Act Up, fotografa la comunità gay tra passato e presente. I veri protagonisti della storia sono i temi che animano e attraversano la nostra comunità: dall’Hiv, al matrimonio egualitario passando per l’eteronormavità e le battaglie queer. L’Aids, esplorato in tutte le sue diverse implicazioni, è centrale in tutta la pellicola dal ricordo delle battaglie combattute per la difesa delle persone affette da Hiv alla relazione tra persone sierodiscordanti portata in scena da Braedan e dal suo fidanzato Hiv+ Lucas.
After Louie è una sovrapposizione atemporale di vite e spazi in cui il ruolo primario spetta proprio al tempo, presentato e raccontato attraverso tre generazioni messe a confronto. Se per le prime due generazioni l’incontro/scontro è centrale in tutto il film, la cosìdetta golden age incarnata dal settantenne Julian (ex insegnante del protagonista) viene lasciata un po’ alla deriva. I primi e primissimi piani, intervallati dai video dell’amico William che Sam monta per tutto il film, restituiscono un senso di intimità e immedesimazione per tutta la sua durata.
Una pellicola complessa ed emozionante da guardare e apprezzare per le relazioni e gli scontri che vengono messi in scena per temi e i per loro diversi piani di lettura.
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