La rassegna cinematografica della quindicesima edizione di Gender bender volge al termine ed apre la sua ultima serata con un documentario danese d’eccezione. La storia della relazione tra lo sceneggiatore Jens Michael Schau e lo scrittore Christian Kampmann, dall’origine fino al tragico epilogo.
di Francesco Colombrita
Nel 1988, in una spiaggia del nord, in preda a una crisi depressiva e spinto dalla passione e dalla gelosia di una storia ormai deleteria, Jens ha ucciso il suo compagno, lo scrittore esponente del neorealismo danese Christian Kampmann, prendendolo a pugni e finendolo poi con una pietra.
La colpa. Una traccia violenta nell’inconscio che impressa non lascia scampo. La riabilitazione e la pena sono per quella società “che deve riaccogliere” Jens, come afferma un’editrice che per la prima volta dopo la reclusione invita il protagonista ad un dibattito pubblico; tutt’altra cosa è lo specchio che si è costretti a guardare ogni giorno.
What he did è un breve ma profondissimo documentario che attraverso la meta-narrazione riesce ad imprimersi nella mente, lasciando lo spettatore vuoto e sconvolto, costretto a porsi domande che esulano dal particolare e a cui non facilmente si riuscirà a trovare risposta.
Perseguitaci