Sta proprio nel titolo – Racconta i tuoi segreti alle api, in una traduzione non letterale – la chiave di Tell It to the Bees (UK/Svezia, 2018, 90’), diretto da Annabel Jankel e proiettato per la prima volta in Italia a chiusura della giornata iniziale del festival Some Prefer Cake. Charlie, il figlio della protagonista Lydia, interpretata da Anna Paquin, racconta, infatti, segreti troppo grandi per lui alle api di Jean, la nuova dottoressa di un piccolo villaggio scozzese del secondo dopoguerra. Sono proprio gli occhi di Charlie a introdurci alla storia e a mostrarci, il più delle volte, la prudente relazione tra la madre e Jean. Nonostante il punto di vista dovrebbe essere quello del bambino, anche se sono tante le scene che interrompono la narrazione presentando situazioni completamente esterne a lui, rischiando in più punti di far perdere il filo.
La trama del film è intessuta di segreti: da Jean e il suo passato, che le ha fatto abbandonare il suo paese, a Charlie e al modo in cui non riesce a capire la natura della relazione tra le due. Lydia, giovane donna che affronta la rottura con il marito e i pettegolezzi dell’intero paese, è il personaggio che risente maggiormente di tutti i segreti che la circondano. La sua somiglianza con Shirley Temple non si ferma all’estetica, ma è rispecchiata dall’ingenuità con cui affronta la società e con cui interpreta il suo ruolo di moglie e madre, anche nel momento in cui rischia di perdere la custodia del figlio.
È proprio il contrasto tra innocenza e violenza che caratterizza la storia. Gli occhi di Charlie permeano le scene di innocenza infantile e domesticità e riescono a riempire di speranza gli spettatori nonostante le palesi difficoltà che le due donne devono affrontare. La risposta al loro amore è caratterizzata dalla violenza, fisica e non, da parte dell’ex marito di Lydia e delle malelingue che le ostracizzano. Sorprendenti deae ex-machina sono proprio le api che, diventate un personaggio vero e proprio all’interno del film, proteggono. La presenza delle api è, però, anche fonte di confusione, in quanto unico elemento quasi paranormale in un film che tenta di essere realistico e fedele al contesto storico e spaziale.
A differenza dell’inequivocabile lieto fine dell’omonimo libro, scritto nel 2009 da Fiona Shaw, il film si chiude con una incertezza maggiore . La scelta della regista è stata ampiamente dibattuta dalla critica e dall’autrice del libro: vincola il film a diventare una storia già conosciuta dal pubblico mainstream, perdendo la prospettiva positiva presentata dal libro.
Nonostante il film sia ambientato negli anni Cinquanta, è difficile non percepire l’attualità della storia. Dai pettegolezzi che distruggono la carriera di Jean alla lotta contro una società patriarcale che guarda con sospetto a una dottoressa o a una donna che mantiene la famiglia, Tell It to the Bees non è altro che una storia di attualità vista attraverso le lenti della storia. Non è un’opera rivoluzionaria, ma è una storia accogliente e familiare per molte donne, tanto da far sorridere e piangere insieme alle protagoniste anche quando non si è del tutto prese dalla narrazione.
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