In collaborazione con Lesbiche Bologna

A quattro anni dall’avvio della Linea Lesbica Antiviolenza le operatrici hanno desiderato aprire la Cerchia Lesbica Antiviolenza, uno spazio di elaborazione politica per affrontare in maniera orizzontale e collettiva i temi della violenza all’interno delle relazioni lesbiche e della lesbofobia.

Lo spazio è stato attraversato da lesbiche, donne bisessuali, trans e queer e si è articolato in un percorso di 6 incontri laboratoriali online facilitati da due operatrici della Linea, in cui ogni partecipante ha condiviso vissuti personali e politici. La prima edizione di gennaio ha raccolto da subito così tante adesioni da spingerci ad attivare anche una seconda e terza cerchia nei mesi di marzo e aprile.

Abbiamo nominato e riconosciuto le diverse forme di violenza (psicologica, economica, verbale, fisica) che noi lesbiche subiamo negli spazi pubblici, dalle famiglie d’origine, all’interno delle relazioni di intimità. È emerso che le matrici di queste violenze sono sistemiche e strutturali, risiedono nella cultura patriarcale, nella violenza di genere, nella lesbofobia e si possono intrecciare ad altre oppressioni.

Essere lesbiche, donne bisessuali, trans, queer e femministe non ci rende automaticamente esenti da riprodurre a nostra volta i modelli oppressivi e tossici di cui noi stesse subiamo la socializzazione. Sappiamo bene che anche le soggettività LBTQ possono agire violenza all’interno delle relazioni di intimità, così come sappiamo quanto sia difficile riuscire a riconoscere e nominare tali violenze. Farlo è un atto politico imprescindibile per intraprendere percorsi di fuoriuscita ed elaborare strategie condivise all’interno delle comunità lesbiche.

La cultura patriarcale e lesbofoba è così pervasiva da invischiarci tutte. Ad esempio una delle forme più diffuse in cui si esprime, l’invisibilizzazione, è talmente radicata da impedire a tante di riconoscersi come lesbiche negando la legittimità della propria esistenza e del proprio desiderio. Ci sono anche altre manifestazioni della cultura patriarcale e lesbofoba che noi stesse riproduciamo e agiamo. Si pensi al machismo, a modelli di mascolinità tossica, al possesso, alla gelosia, al mito dell’amore romantico, alla violazione del consenso. Quanto hanno influenzato anche il nostro modo di sentirci ed essere lesbiche? E quanto possono aver impregnato le nostre relazioni di intimità? Questi sono alcuni degli spunti che abbiamo sviluppato nel percorso politico della Cerchia, interrogandoci sui modi possibili per immaginare e per incarnare le pratiche femministe nella concretezza delle nostre relazioni. Uno dei modi con cui abbiamo lavorato su questo piano è stato la riscrittura delle storie. Siamo partite dalle vicende archetipiche di alcune coppie di personagge (Fenicottera e Talpa, Orca e Balena, Elefante e Scimmia, ecc.) in cui attraverso un confronto collettivo abbiamo riconosciuto dinamiche di potere, controllo, gelosia, tutti substrati potenziali su cui si può innestare una dinamica di violenza nella relazione. Questo esercizio, proposto nel corso delle ultime due edizioni, ci ha permesso di riflettere sui nostri comportamenti con autocritica e di riconoscerli e nominarli quando un’altra li sta attuando su di noi.

Il passo successivo è stato la riscrittura creativa delle storie di cui ognuna di noi ha potuto cambiare il finale a proprio piacimento. Il meccanismo della riscrittura, che un po’ ricorda la metodologia del Teatro dell’oppressa, ci ha aiutate a operare il passaggio con cui possiamo uscire dalla condizione di violenza subita e/o agita e posizionarci come soggette attive per cambiare il corso della storia. La nostra e quella delle altre.

Abbiamo fatto la scelta politica di chiamarla Cerchia per evocare il cerchio wittighiano delle Guerrigliere. Simonetta Spinelli (Novembre, 2010) scrive a proposito delle Guerrigliere: «Sono tante le Guerrigliere e ognuna di loro è una singolarità che sceglie di farsi con le altre corpo sociale. L’espediente letterario della circolarità temporale segna il divenire della collettività. […]. Le Guerrigliere si riappropriano dello spazio, ricostruiscono tempi a dimensione dei loro corpi, costruiscono rapporti, riti. È l’epopea della libertà e del ritrovamento: ritrovamento di sé, del senso della collettività orgogliosa. Le donne vincitrici riscoprono saperi antichi, inventano storie nuove e reinterpretano storie passate, si prendono cura di sé e delle altre.»

Quando noi lesbiche ci prendiamo lo spazio e scegliamo di inventare storie nuove sprigioniamo una forza trasformativa e rivoluzionaria potentissima, il potere di cambiare le nostre vite.

Continuiamo ad abitare spazi di elaborazione collettiva come cura di noi e delle altre. Continuiamo a riunirci in cerchie. Continuiamo a costruire complicità e relazioni di sorellanza politica per non lasciare sola nessuna. Continuiamo a essere Guerrigliere!

La prossima Cerchia Lesbica Antiviolenza si attiverà dal 29 maggio al 2 giugno in presenza al 20° Campo Lesbico di Agape – Così vicine, così lontane. Corpi lesbici tra cura, consenso e desiderio.