Attraversando i secoli alla ricerca delle madri dei femminismi contemporanei, la filosofa Mary Wollstonecraft (1759-1797) si staglia luminosa e netta in un firmamento corposo ma ancora tutto da recuperare.
Figlia dell’Illuminismo, nacque in una famiglia tutt’altro che privilegiata. La sua istruzione fu da autodidatta, ma efficace: la collaborazione con la rivista Analytical Review dell’editore Johnson la mise in contatto con artistə e intellettuali dell’epoca, tra cui Paine, Barbauld, Blake, Füssli e, in seguito, il filosofo William Godwin, suo futuro marito.
Anticonformista dalla vita avventurosa, ha lasciato numerose opere che vanno dai romanzi agli scritti sull’educazione delle giovani (Thoughts on the education of daughters, 1787), a quelli sulla Rivoluzione francese, fino al famoso A Vindication of the Rights of Woman: «È tempo di compiere una rivoluzione nei modi di esistere delle donne – è tempo di restituire loro la dignità perduta – e fare in modo che esse, come parte della specie umana, si adoperino, riformando se stesse, per riformare il mondo.»
Muore a 38 anni di setticemia dopo il parto della seconda figlia, Mary Wollstonecraft Godwin, conosciuta come Mary Shelley, una delle più grandi scrittrici dell’800.
Illustrazione di Riccardo Pittioni
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