Judy Freespirit nasce a Detroit il 3 aprile 1936 e muore il 10 settembre 2010 a San Francisco, a 74 anni. Nel mezzo una vita che parte dalla violenza per arrivare all’amore come rivoluzione. Da bambina è vittima degli abusi del padre e della grassofobia della madre. Trova però conforto nella danza e nel teatro, per poi lasciare casa giovanissima, sposandosi. Inizia a lavorare in un ospedale psichiatrico, e con il marito, soldato di leva, vive anche in Giappone, dove nasce il loro unico figlio Joe. Al ritorno negli Stati Uniti entra in contatto con i movimenti anti-psichiatrici della Radical Therapy e con le lotte femministe, fino al divorzio e al coming out come lesbica negli anni ‘70. In quel periodo si impegna in particolare a fare luce sulle discriminazioni che le persone grasse subiscono in quanto tali: crea il Fat Underground che, applicando i concetti della Radical Therapy al peso, proponeva un cambiamento radicale dell’approccio medico alla grassezza, che abbandonasse del tutto la cultura della dieta. Nel 1973 il gruppo pubblica il Fat Liberation Manifesto, testo pionieristico per la lotta contro il pregiudizio grassofobico. Freespirit elabora la sua esperienza di survivor di incesto in due libri – Daddy’s Girl: An incest survivor’s story e Keeping it in the Family – per contestare il pregiudizio secondo cui la sua lesbicità sia una diretta conseguenza dell’abuso subito in età infantile. Pioniera del femminismo intersezionale, crea il Jewish Lesbian Writers Group e nel 2004 riceve il Pat Bond Memorial Old Dyke Award, il premio per le lesbiche over-60 che hanno contribuito in modo straordinario alla comunità.
Illustrazione di Riccardo Pittioni
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