Linguista e femminista, già negli anni ’80 Alma Sabatini denunciava la cancellazione del genere femminile dell’uso del maschile sovraesteso con Il sessismo nella lingua italiana, linee guida curate per la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Nata a Roma il 6 settembre 1922, studia e insegna presso istituti prestigiosi l’inglese, lingua attraverso la quale intesse reti con le femministe d’oltreoceano e traduce in italiano alcuni testi dei contemporanei movimenti studenteschi, antirazzisti e anticolonialisti.
La sua militanza, dagli esordi nel Partito Radicale all’approdo al femminismo separatista, rispecchia la complessità dei movimenti dei suoi anni. Partecipa alla fondazione della Società di Linguistica Italiana e al primo rotocalco femminista italiano, Effe; è la prima presidente del Movimento di Liberazione della Donna. Sempre in prima linea, vestita di rosso, nel 1972 viene ricoverata in pronto soccorso dopo una carica della polizia a una manifestazione in Campo de’ Fiori. Si batte con particolare ardore contro la discriminazione delle sex-worker e per la legalizzazione dell’aborto: nel 1973 si autodenuncia per solidarietà a Gigliola Pierobon, processata per aver interrotto una gravidanza.
Muore in un incidente d’auto il 12 aprile 1988 assieme al marito: i funerali laici vengono celebrati alla Casa Internazionale delle Donne di Roma, che le intitola il suo centro di documentazione.
Illustrazione di Riccardo Pittioni
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