di Elisa Manici

Marcella Di Folco: una persona, molte vite. Cerbero del Piper negli anni ’60. Caratterista che ha lavorato con i registi più famosi, Fellini in testa, negli anni ’70. La decisione di cambiare sesso e l’operazione a Casablanca nel 1980. Il primo attivismo trans. Il  trasferimento da Roma a Bologna. La presidenza del Mit nel 1988. Il consultorio fondato nel 1994 per la salute delle persone transessuali e transgender, il primo al mondo ad essere gestito da trans in accordo con la Asl. Consigliera comunale coi Verdi nel 1995: la prima donna transessuale al mondo a rivestire un incarico pubblico.

E l’instancabile militanza: Marcella era ovunque, dai banchetti per strada all’incontro col Presidente della Repubblica. Una leader di tutto il movimento LGBT+, una madre simbolica per un’intera comunità, perché “chi sposa una causa è coraggioso, chi sposa una grande causa è felice, e io sono felice”.

Una nobile rivoluzione, il documentario di Simone Cangelosi che ha partecipato al Torino Film Festival e che sta facendo un tour di presentazioni in giro per l’Italia,  restituisce almeno alcune delle mille sfaccettature di una vita tanto intensa da diventare romanzesca. Le ricompone in un racconto che, senza pretesa di oggettività, è un ottimo punto di partenza per raccontare chi era Marcella Di Folco a chi non l’ha conosciuta di persona. E anche per una prima storicizzazione di questa figura che, senza dubbio, passerà alla storia del movimento LGBT+ italiano e non solo.

Simone Cangelosi, pisano di nascita e bolognese di adozione, laureato in filmologia, a lungo restauratore presso la Cineteca di Bologna, aveva già al suo attivo due produzioni: Dalla testa ai piedi, del 2007, in cui racconta, attraverso filmati del suo archivio personale, la sua transizione di genere, e Felliniana, diretto insieme a Luki Massa: una lunga intervista rilasciata da Marcella Di Folco, già malata, al direttore della cineteca Gianluca Farinelli sui suoi anni nel cinema italiano. Per  lavorare a Una nobile rivoluzione Cangelosi si è licenziato dal lavoro e si è assunto un rischio, partecipando anche alla produzione.

“Ricordo che un giorno eravamo al Cassero – racconta il regista –  Marcella era già molto malata, e ci dicemmo: ‘Dopo capiremo cosa è stata l’entità della sua presenza nella nostra vita, quello che ha significato per ciascuno di noi e per tutti noi insieme, come comunità, cos’è stata questa avventura’. Quello è stato il primo motivo che mi ha mosso, e la consapevolezza che Marcella stesse morendo mi muoveva il bisogno di raccontarla. Un bisogno politico, personale, intimo, cinematografico, tutto insieme, non c’è una separazione, e questo ha modificato la traiettoria della mia vita“.

“Io Marcella – prosegue Cangelosi – l’ho incontrata prima di tutto per via della mia transizione, è la ragione che mi ha intrecciato al suo destino. La cosa che mi colpiva più di tutte in quegli anni era come Marcella avesse determinato la qualità della mia vita senza conoscermi, creando il consultorio. Lei aveva vissuto una transizione faticosa, dolorosa, nel 1980 si era operata a Casablanca, da sola, e proprio per questo aveva voluto che le persone venute dopo di lei potessero vivere meglio”.

“Mi ha sempre colpito – sottolinea l’artista – quanto fosse potente la sua capacità di mettersi in connessione con la vita degli altri. Lei ha utilizzato  il suo destino per modificare la direzione dei destini degli altri. Era un’umanista, capace di scontri pazzeschi e di mantenere comunque una grande solidarietà. Era una persona che si è profondamente autodeterminata, e che credeva profondamente nella possibilità che il genere umano potesse autodeterminarsi, e dovesse conquistarsi la libertà per poterlo fare. Non si può non parlare di una persona come lei – conclude Cangelosi – ed è una persona che nella propria vita è un esempio splendente, quando la incontri riconosci questa luce. Quello che mi ha lasciato, che ci ha lasciato è questo: quindi ha inciso profondamente nelle nostre vite”.

pubblicato sul numero 4 della Falla – aprile 2015

foto: Materiale Stampa dal sito www.unanobilerivoluzione.it