Genere: Documentario
Durata: 93 min
Regia: Magnus Gertten
Titolo originale: Nelly och Nadine
Paesi di produzione: Svezia, Belgio, Norvegia
Audio: Inglese, Francese, Tedesco e Spagnolo con sottotitoli in nglese
Verrà proiettato domenica 25 Settembre alla sala Scalo del cinema Nosadella per il Some Prefer Cake – Bologna Lesbian film festival, Nelly e Nadine di Magnus Gertten. Seguito spirituale di Every Face Has a Name (2015), un documentario sulle persone sopravvissute ai campi nazisti giunte a Malmö dopo la liberazione. Il documentarista svedese si deve essere ormai appassionato al genere della biografia.
Il film racconta la storia di due donne, Nelly Mousset-Vos e Nadine Hwang, che si incontrano mentre sono internate nel campo di concentramento di Ravensbrück. Lì si innamorano e trovano nel loro affetto forza e conforto. Separate negli ultimi mesi di prigionia, dopo la liberazione riescono a ritrovarsi e decidono di vivere insieme il resto dei loro giorni. Questa storia viene ripercorsa in parte attraverso i diari e il materiale fotografico lasciato da Nelly alla sua famiglia e in parte attraverso la testimonianza di sua nipote, Sylvie Bianchi, oltre a contributi di esperti di storia dell’olocausto.
Il film narra una parte di storia molto poco conosciuta: dai campi di concentramento al dopoguerra è sempre difficile capire come vivessero quotidianamente le persone LGBTQ+ perché abbiamo pochissimi documenti. Ciò che Nelly ha lasciato ci permette di dare uno sguardo non solo alla sua vita di coppia con Nadine, ma anche alla società queer di cui loro due facevano parte.
Oltre al valore informativo però è anche un documentario piacevole da guardare. Il lavoro di scrittura di Gertten e Jesper Osmund si intreccia perfettamente con i diari di Nelly, che lei e Nadine in vecchiaia avevano rivisto pensando a una pubblicazione mai avvenuta. Questo insieme dà quasi la sensazione di una doppia regia e permette di addentrarsi profondamente nell’esperienza e nell’emotività delle protagoniste. Al contempo però viene anche valorizzato il contributo di Sylvie, che ricorda e scopre sua nonna allo stesso tempo con tutte le emozioni che questo comporta.
È strano vedere un regista uomo a un festival specificamente dedicato alla cinematografia lesbica, però in questo film non c’è nessuna traccia del classico male gaze. È come se Gertten osservasse da un angolo la storia e si lasciasse guidare in parte da Sylvie e in parte da Nelly stessa attraverso i diari. Non è una cosa da poco considerando quanto lo sguardo maschile è radicato all’interno della nostra cultura.
Un’altra grande dote di questa pellicola è saper dare i tempi giusti a quello che succede sullo schermo: è difficile donare il giusto respiro ad argomenti tanto cupi, ma Gertten ci riesce molto bene. A questo si aggiunge una fotografia sapiente e una colonna sonora che accompagna con delicatezza chi guarda tanto nei momenti di gioia quanto in quelli di disperazione. Nel complesso un film interessante e ben fatto, decisamente meritevole di essere visto.
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