ASPETTATIVE, ESPERIENZE E NORMALIZZAZIONE

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Sul maggiore gruppo Facebook italiano dedicato allo scambio di informazioni fra persone trans, ricorrono regolarmente threads in cui si discute dell’amenorrea negli FtM. Iniziano più o meno tutti così: «Dopo quanto tempo vi è scomparso il ciclo?». «Dopo quanto tempo?», dando cioè per scontato che la cessazione delle mestruazioni sia una conseguenza necessaria della terapia a base di testosterone.

Eppure i numeri raccontano una storia diversa. Su 35 risposte al thread più popolare, 6 FtM dichiaravano di non aver raggiunto l’amenorrea senza il ricorso ad altri farmaci e/o alla procedura chirurgica di isteroannessiectomia. Il che equivale al 17% dei rispondenti. Un dato privo di alcun valore, naturalmente, se non quello di farmi sentire meno solo: perché fra questi ci sono anch’io.

Prima di cominciare ad attraversare quotidianamente spazi maschili, non avevo opinioni forti in merito al mio ciclo mestruale. Lo tolleravo come un acquazzone estivo, che arriva e se ne va dopo aver rovinato qualche programma. È stato solo dopo che ho cominciato a capire quanto questa leggerezza fosse dovuta al mio ruolo sociale di donna. Da uomo, la storia è un po’ diversa: specialmente nelle prime fasi di Real Life Test, quando, per dimostrare alla mia psicologa di essere pronto a ricevere il testosterone, ho cominciato a vivere esclusivamente al maschile.

Chiuso in un bagno (rigorosamente privo di cestini), mi sono ritrovato a stimare l’entità di rumori, strappi e fruscii provocati dal cambio. Gli assorbenti andavo a comprarli fuori dal quartiere, per non compromettere il mio già fragile passing. Un’emorragia improvvisa in luogo pubblico diventava emergenza, mentre prima sarebbe bastato chiedere, anche a un’estranea, qualcosa con cui tamponare.

Per fortuna, ottenuto il testosterone, sembrava che l’amenorrea fosse solo questione di tempo: «nei transessuali FtM […] La cessazione delle mestruazioni è il primo effetto, che di solito si verifica entro 1-2 mesi dall’inizio della terapia» (Terapia ormonale del transessualismo, L’endocrinologo, vol.14 n.5 ottobre 2013). 

Qualche amico riferiva di perdite saltuarie, ma erano tutte correlate a variazioni nel dosaggio di testosterone. Ho aspettato pazientemente. Ho imparato a prevenire la catastrofe, contando i giorni e interpretando i segni premonitori del ciclo in arrivo: una scienza delle previsioni che non avevo mai dovuto sviluppare prima, basata sull’ascolto costante dei sintomi corporei, dal crampetto di avvisaglia al mal di testa, passando per i temutissimi sbalzi d’umore. Anche così, ho avuto perdite a sorpresa durante un turno di lavoro, in mezzo a colleghi che non sapevano nulla di me e senza possibilità di accesso immediato al materiale sanitario.

Dopo 18 mesi ho cominciato a sentirmi molto sbagliato, come se non mi stessi impegnando abbastanza per cambiare.

Poi ho scoperto che la stessa situazione riguardava molti altri. Addirittura, uno studio condotto dall’Università di Torino – presentato alla conferenza Epath del 2017 – ha mostrato che per un terzo degli FtM in terapia ormonale con testosterone da 12 mesi le mestruazioni non cessavano. In otto di questi pazienti, nemmeno il farmaco successivamente associato al testosterone dava i risultati attesi.

C’è dunque, nel caso dell’amenorrea come di altri marker di virilizzazione negli FtM (voce, crescita della barba, aumento muscolare), un problema di gestione delle aspettative. Gli effetti del testosterone, tutti, non sono garantiti, ma solo probabili, in tempi più o meno lunghi e con percentuali di successo variabili. Su questo, chi inizia dopo mille ostacoli una terapia ormonale dovrebbe essere meglio informato. 

Di certo, normalizzare le mestruazioni (per tutt*, anche per gli uomini) migliorerebbe molto l’esperienza sociale di tanti FtM – e in generale sarebbe una cosa doverosa e civile per chiunque, anche per chi non le esperisce o ha smesso di farlo. 

Invece per alleviare gli effetti dello stillicidio mensile di ricordi, che il testardo ripetersi ogni mese di quegli stessi odori (e spasmi, e gesti) genera, non sembrano esserci rimedi ovvi. Le mestruazioni sono ancora un tabù per alcune donne, figurarsi per gli uomini, specie per quelli che devono provare di esserlo. E io non ho ancora capito – sono benvenuti pareri a riguardo – se portarsi dietro anche questo memento della propria condizione di mutante sia garanzia di immunità alle lusinghe di un binarismo posticcio, o solamente sfortuna.

Pubblicato sul numero 54 della Falla, aprile 2020

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