di Irene Moretti
Iniziamo sfatando un mito: non tutte le donne sono programmate per voler fare le mamme. Esatto, avete capito bene, ci sono donne, come la sottoscritta, alle quali non interessa assolutamente avere dei figli. Non oggi, non domani e nemmeno mai.
No, non odiamo i bambini e spesso ci piacciono anche. Purché siano quelli degli altri. A volte siamo delle zie meravigliose. A volte non abbiamo nemmeno idea di come tenere un bambino in braccio e non sappiamo come rapportarci a un treenne. E nemmeno vogliamo sapere come fare. A volte siamo anche innamorate dei nostri nipoti e delle nostre nipoti, dei figli degli amici e dei cugini. È solo che non ne vogliamo di nostri e, no, tutto ciò non ci fa sentire incomplete, anzi, fa parte integrante del nostro essere ed è essenziale per essere noi stesse, per la nostra realizzazione.
La retorica della donna “completa” solo quando madre è una menzogna. Noi ci sentiamo comunque realizzate. Nel nostro lavoro, quando c’è. Nelle nostre lotte. Nelle nostre conquiste. Nei nostri progetti e tra questi progetti mettere al mondo un bambino non c’è e dovete farvene una ragione. Siamo diventate delle esperte nel dribblare le domande dei parenti, schiviamo le paternali degli amici con prole con la stessa grazia di Mohammed Alì nello storico incontro con Foreman.
Nel migliore dei casi veniamo accusate di essere egoiste e di pensare solo a noi stesse, nel peggiore veniamo tacciate di essere donne problematiche, espressione tremendamente simile a “è lesbica solo perché è stata sfortunata con gli uomini/non ha trovato l’uomo giusto”. Di nuovo, no. Come alcune di noi sono lesbiche e basta, alcune di noi, qualsiasi sia il nostro orientamento sessuale, non vogliono diventare mamme e basta.
Se provate a liberarvi dal preconcetto e dallo stereotipo maschilista della donna madre a tutti i costi, piaga dilagante su tutto il globo terracqueo, forse riuscirete a capire.
Riuscirete a capire che il nostro orologio biologico probabilmente deve essere rotto, o inesistente, perché non ne sentiamo il ticchettare e siamo indifferenti come statue all’imperativo bio-maschilista della procreazione come realizzazione della donna in quanto donna. Di quel retaggio cattobigottomachistamaschilista ce ne sbattiamo e gli facciamo una sonora pernacchia: rivendichiamo il nostro diritto di donne che non vogliono diventare mamme.
Rivendichiamo il nostro diritto di non avere nessun interesse di mettere al mondo un figlio e rivendichiamo il nostro diritto di affermarci e realizzarci in quanto donne in un mondo ipocrita che da un lato ci vede come fattrici e dall’altro invece vede la maternità come un motivo validissimo per stralciare contratti di lavoro: continueremo sempre a lottare anche per il diritto al lavoro e alla maternità delle nostre compagne che invece madri vogliono diventarlo.
Le nostre ragioni sono molte, diverse e tutte ugualmente valide. La nostra scelta e le reazioni di amici, parenti e sconosciuti all’affermazione “no, non voglio avere figli, non oggi, non domani, ne mai” è uno dei motivi per cui abbiamo ancora bisogno del femminismo. Il dilagare di personaggi che pontificano di donne sposate e sottomesse sono il motivo per cui abbiamo ancora bisogno del femminismo.
“Hai 31 anni, non pensi mai ad avere un figlio?”
Ma anche no.
pubblicato sul numero 17 della Falla – luglio/agosto/settembre 2016
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