(Svizzera, 2019 ’94 – V.O. SOTT.)
The courage of the mind is stronger than the thunderstorms of the heart”– Caroline
Il coraggio della mente è più forte che le tempeste del cuore – Caroline (n.d.t.)
Madame verrà proiettato mercoledì 30 ottobre alle 22 al cinema Lumière, alla presenza del regista Stephan Riethauser, durante la diciassettesima edizione della rassegna cinematografica di Gender Bender.
Madame è Caroline, un’anziana signora nonché la nonna del regista Stephan Riethauser. In questo documentario autobiografico il regista narra la storia di due vite, due generazioni tra loro molto distanti. Da un lato Caroline, immigrata italiana che, giunta all’età di ottant’anni, racconta, attraverso la sua voce e le immagini della sua vita, la volontà di uscire al di fuori dalle costrizioni del suo tempo, dell’impianto verticistico della famiglia – tipico degli anni ’40 – e della sua volontà di imporsi come donna d’affari alla perenne ricerca del suo posto nel mondo. Caroline racconta al nipote di un matrimonio non voluto, del suo ruolo di madre, della sua passione per il teatro e di come sia diventata una businesswoman. Dall’altro lato in contrapposizione ritroviamo Stephan, classe 1974. Attivista, insegnante, fumettista e regista racconta anch’egli il suo viaggio verso la consapevolezza di sé. Da bambino, da adolescente, platonicamente innamorato di David ma impegnato con una ragazza, gli anni dell’università a New York, l’autocoscienza e il coming out con se stesso, con gli amici e la famiglia, con sua nonna.
Il documentario di Riethauser è un dialogo di genere, dove due modelli di vita apparentemente distanti convergono su un unico piano che è quello della ricerca della propria identità, in un mondo in cui la differenza regna sovrana. La voce dei due è la vera protagonista di questo film che si staglia su immagini registrate negli anni e che provengono dall’archivio di famiglia. Si tratta a volte di scenari idilliaci e intimi, come le vacanze al mare da bambino e il matrimonio dei suoi genitori, che accompagnano il racconto e seguono il lungo filo della memoria. Attraverso questo gioco fatto di immagini e parole fuoriesce la grandezza di questo documentario, in cui vengono decostruiti prepotentemente – a volte in maniera ironica – gli stereotipi di una società maschilista che ci mantiene ingabbiati in schemi precostituiti e che non lascia spazio alla diversità, vista come un corpo estraneo al consorzio civile.
Quella di Riethauser è una lettera aperta al mondo, in cui ci racconta che tutto è possibile e ci insegna che per essere in pace con il prossimo è necessario esserlo prima con se stessi, e che la liberazione dei corpi è possibile solo nel momento in cui ci si sente realmente liberi da schemi precostituiti.
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