Corre sempre sul filo del rasoio la tentazione di stigmatizzare o meno le dichiarazioni di questo o di quel politico. Il più delle volte si commentano da sole. Ogni tanto, tuttavia, è doveroso. 

È questo il caso delle parole di ieri di Teresa Bellanova, attuale Presidente Nazionale di Italia Viva, concentrate in un attacco deciso e paternalista alla comunità LGBTQ+ tutta, rea a suo dire di stare conducendo una «caccia d’odio» contro Scalfarotto e Iv per il vergognoso esito del Ddl Zan. L’evoluzione delle vicende della protesta palermitana che ha causato lo sdegno dell’ex ministra è stata ben spiegata da Dario Accolla in questo articolo, e sono più che sufficienti le sue parole in merito. 

Ciò che è doveroso aggiungere è il senso di indignazione che i giudizi di Bellanova generano: non solo in quel post si attribuisce alla comunità un atteggiamento d’odio solo perché si rifiuta un’appropriazione indebita dei nostri spazi da parte dei partiti, ma spunta un giudizio degno del peggior patriarca. 

«Per dirla tutta: personalmente ho sempre ritenuto giusto mediare, ho votato no, non riconosco a nessuno il diritto di mettere in discussione la mia lealtà. Soprattutto non riconosco a nessuno il diritto di organizzare una vera e propria caccia d’odio in nome di una legge che ha come obiettivo il contrasto dei crimini d’odio e di una comunità intera al cui interno invece le posizioni non sono così univoche».

Insomma, dovremmo ringraziare il magnanimo potere di chi avrebbe cercato di darci una legge di tutela nonostante le nostre presunte divisioni interne. Il paternalismo insito in queste parole è scandaloso e sorprenderebbe se non fosse tristemente noto. 

È l’atteggiamento della politica che cerca da sempre di insegnarci cosa possiamo chiedere e cosa no, cosa sarebbe legittimo o meno; la politica che ci dice che non possiamo esistere come famiglie, anche se le nostre (s)famiglie esistono già; che non possiamo godere dei nostri corpi, anche se la nostra rivoluzione sessuale ha già cambiato la società e che in questo caso cerca di dirci che la legge non c’è per colpa nostra. Trasformare in odio una legittima protesta sul nostro sangue che viene versato per le strade: questo sì, è vergognoso. Intestarsi diritti e battaglie boicottando al ribasso leggi che prima si erano votate, mentre ci si trova a celebrare il «nuovo rinascimento» in un Paese che prevede lapidazione o frustate come pena per l’omosessualità: questo sì, è vergognoso! 

Per cui vergognati tu, Teresa Bellanova, giacché a noi non serve il tuo aiuto né quello di Italia Viva, mentre a voi servirebbe un bel ripasso sul tema del rispetto e della democrazia.
Immagine in evidenza da adnkronos.com