Ieri lo storico ed editorialista Ernesto Galli della Loggia ha pubblicato sul Corriere un articolo intitolato Disagio e disuguaglianze, le nostre periferie rimosse, in cui sostiene che la società sta ignorando il disagio delle periferie e in cui interpreta la vita notturna, che da sempre anima le città, come l’espressione di un conflitto sociale in cui i frustrati delle periferie calerebbero nei centri città «come posseduti da un desiderio di rivalsa […]. Li muove, si direbbe, quasi il torbido proposito di seminare il contagio, d’infettare la società “per bene” insieme ai posti che essa abita. Di distruggere quanto non possono avere».

Galli della Loggia è noto per le sue opinioni che ambiscono a essere controcorrente e originali, mentre riescono a risultare nel migliore dei casi conservatrici, quando non i borbottii sconnessi ok boomer di un uomo che è scollato dalla realtà.

Il suo editoriale di ieri è un mix letale di queste due occorrenze. Posto che le periferie delle città e del mondo ci pongono milioni di questioni, la miopia e il classismo che trasudano da questo pezzo sono imbarazzanti e creano, senza dichiararlo esplicitamente ma per implicazione logica, un sedicente fronte in cui i ricchi del centro sarebbero i buoni, mentre tutt* gli/le altr*, «dal sotto proletariato alla piccola borghesia», casseur pront* alla distruzione del bene comune. Sic.