QUELLA SOTTILE LINEA TRA BISESSUALITÀ E PANSESSUALITÀ

Capita spesso di sentir dire che «pansessualitá e bisessualità sono la stessa cosa», affermazione ignorante e discriminatoria allo stesso tempo: molto spesso frasi del genere vengono usate per invalidare una delle due parti senza nemmeno rendersi conto della falsità di quanto affermato.

È innanzitutto importante ricordare che quando si parla di sessualità si parla di uno spettro fluido e non di una serie di concetti inscatolati e fissi; ogni persona dovrebbe essere libera di identificarsi all’interno del gruppo che sente più vicino. In particolare c’è molta confusione su quali individui ricadano all’interno dell’attrazione bisessuale: spesso si pensa, a causa della radice “bi”, che la bisessualità si rivolga soltanto a uomini e donne cis. Sebbene questo venga dato per assodato, il Manifesto Bisessuale del 1997 include chiaramente anche persone trans*. Il termine, coniato nel 1802 in ambito botanico, venne usato per descrivere piante con organi riproduttivi sia maschili che femminili. Nel 1892 il neurologo Charles Gilbert Chaddock lo usó per definire l’orientamento sessuale umano in modo discriminatorio, per essere in seguito reclamato dalla comunità e reso inclusivo: possiamo quindi affermare che la definizione “bisessuale” stia per «persona attratta da due o più generi».

Dall’altro lato le persone pansessuali vengono accusate di non esistere e di voler essere considerate speciali rispetto al resto della comunità. Questo atteggiamento deriva dall’incomprensione delle differenze fondamentali tra i due orientamenti: mentre le persone bisessuali sono attratte da più generi, le persone pansessuali sono attratte da tutti i generi e molte di loro declinano il loro orientamento in attrazione a prescindere dal genere. Ma cosa vuol dire? Non è raro suscitare reazioni confuse e domande riguardo l’essere attratte da tutte le persone esistenti, ma la definizione si riferisce, appunto, ai generi. Una persona pansessuale non è quindi attratta da tutte le persone, ma da tutti i possibili generi, in quanto per essa quest’ultimi non hanno importanza. È inoltre importante specificare che questa definizione viene adottata da una grande porzione della comunità, ma lascia comunque spazio a chi invece non vi si riconosce del tutto (esistono anche delle sottocategorie come «omni» e «polisessualità» che presentano definizioni molto specifiche, ma che rientrano comunque nello spettro Bi+). Molto spesso questo ragionamento dà vita ad altre questioni, come «non sarebbe più semplice non dividere gli orientamenti in tutte queste categorie?»: la risposta è no, in quanto non abbiamo ancora raggiunto uno stato tale da abbattere qualsiasi discriminazione contro cui valga la pena di identificarsi e combattere come gruppo; oppure «per quale motivo dovrei definirmi bisessuale piuttosto che pansessuale?» a questa domanda però non si può che rispondere dopo un’attenta riflessione sul proprio io: pansessualità e bisessualità sono separate da una linea sottile ma visibile, vanno a braccetto e nessuno dei due termini è più valido rispetto all’altro: sta a ogni singola persona scegliere sotto quale definizione collocarsi.