Per secoli le società occidentali hanno scisso la persona in due parti: spirito e corpo. Lo spirito elevato al cielo, all’iperuranio, al mondo delle idee; il corpo condannato alle sofferenze della terra, di cui esso stesso è fatto, da condannare, rigettare, rifiutare. Un vaso d’argilla che contiene il soffio vitale.
Questa visione dicotomica di origine platonica è rimasta persino nella scienza dove il corpo anatomico è un mero oggetto di studio, organi, tessuti, cellule, componenti “meccaniche” da sezionare sul tavolo anatomico. Fuori dall’ambito medico poi, la vita del corpo è ancora un forte tabù: la malattia, la morte, gli umori, il contatto, tutto questo è spesso rifiutato e/o condannato.
È giunto il momento di superare questa dicotomia perché siamo una costellazione molto più complessa. Siamo carne viva, carne che soffre, gode, sanguina, freme di piacere. Con le mani, coi piedi, con la bocca conosciamo il mondo, esploriamo altri corpi, agiamo noi stessi e nell’azione ci incontriamo, ci emancipiamo, lottiamo. Non è forse proprio questa forza del corpo che ci spaventa? Quando il corpo si spoglia dalle sovrastrutture che lo ingabbiano produce sovversione. Nella liberazione dei corpi si sprigiona un’energia dirompente che soverchia lo status quo e che è in grado di abbattere il colosso d’argilla imposto e apparentemente inattaccabile, figlio della morale borghese e del cattolicesimo che impera tirannico sulle nostre esistenze: il capitalismo. Liberare i corpi significa agire politicamente, nella vita privata quanto in quella di relazione, sociale ed economica.
Bisogna liberare il corpo dalle sue vere prigioni: i ruoli sociali imposti e il valore determinato unicamente dalla produttività sul lavoro, innanzitutto, ma anche la moda, i pregiudizi estetici, etnici e di genere, l’età anagrafica, il ceto di appartenenza e così via . È un atto politico, contro ogni dualismo che ci vuole schiavi della carne mentre è proprio la carne stessa che ci libera: ciò che da sempre è considerato la nostra prigione, il corpo, sarà invece la chiave per la libertà. Questa liberazione ci permetterà di percepire il mondo in un modo nuovo e primitivo al contempo, e ci permetterà di abbattere le barriere tra noi, la natura e il cosmo, tra noi e gli altri, in un momento storico in cui pare che i muri siano invece tanto à la page! Corpi grassi, corpi magri, corpi giovani e corpi maturi, corpi “imperfetti”, tutti insieme e liberi contro chi ci vuole castrare e costringere. Tutti ugualmente belli. Qualcuno diceva “la bellezza salverà il mondo”, io credo che sarà la bellezza della carne che salverà il mondo. La dea della bellezza e dell’amore era Afrodite ed era nuda – nuda veritas – perchè proprio con la sua nudità aveva sottomesso Ares, il dio della guerra. Questa bellezza è il vero potere sovversivo contro chi ci vuole in divisa, tutte/i uguali e “alla moda”, decorose/i e omologate/i.
Arriva l’estate, spogliamoci! Ribelliamoci! Rivoluzione!
pubblicato sul numero 15 della Falla – maggio 2016
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