Classe ’95, Riccardo Pittioni è un artista e tatuatore piacentino. Laureato in Fumetto e Illustrazione all’Accademia di Bologna, ha lavorato con diversi collettivi quali Gli Infanti, Le Braccianti di Euripide, Pigsty Piacenza e collabora tutt’ora con La Falla. Attualmente si è trasferito a Pisa, dove realizza locandine e scenografie per il Teatro Nuovo, ma in futuro si vede in giro per il mondo e a dedicarsi a tempo pieno ai tattoo e alle illustrazioni, sia come autoproduzione che nell’editoria.
Ti abbiamo proposto di lavorare sul tema del turismo di massa e tu hai voluto elaborarlo nell’ottica del post-Pride. Parlaci di questa idea.
Ho immaginato delle persone che, finito il Pride che abbiamo potuto celebrare dopo il lockdown, decidono di tornare a viaggiare e ritrovarsi, non per forza dall’altra parte del mondo, ma anche semplicemente in città vicine per rivedere amichǝ e colleghǝ. Hanno i cerotti per via della vaccinazione, per essere di nuovo liberǝ ma in maniera sicura e responsabile. Mi ricordo che a Bologna, dopo aver marciato per il Pride, si andava ai Giardini Margherita o in Porta Saragozza, si discuteva e ci si confrontava: così questǝ ragazzǝ si sono ritrovatǝ per decidere dove andare in vacanza, con i luoghi d’Italia rappresentati dai monumenti come proposte tra le loro mani.
Tra i monumenti che hai disegnato alcuni sono famosissimi, altri sono meno mainstream. Come li hai scelti?
Alcuni rappresentano i luoghi della mia vita, come le Torri di Bologna, il Duomo di Milano, la Torre di Pisa. Il tempio di Selinunte è un omaggio alla mia migliore amica di Castel Vetrano: mi ha fatto scoprire questo sito archeologico gigantesco che è addirittura più grande e antico di quello di Agrigento, ma non altrettanto conosciuto. L’Arco di Trionfo o la Mole Antonelliana invece non le ho mai viste: vorrei che le illustrazioni fossero anche un modo per incuriosire le persone.
Questo poster nasconde un Easter egg. Che significato ha?
Sì, piegando il poster si crea una seconda illustrazione: le mani delle due persone ai lati esterni vengono a toccarsi. Questa idea risale a diversi anni fa, quando a Bologna ero appena entrato negli ambienti dell’attivismo e sono contento di realizzarne la bozza per questo tema. Conosco molte persone che hanno sofferto tantissimo durante il lockdown, hanno sviluppato problemi a relazionarsi con altrǝ e hanno patito e patiscono la solitudine. Rispetto a dove eravamo un anno e mezzo fa con il Covid, voglio trasmettere il messaggio che si può trovare qualcunǝ e ritrovare l’amore non soltanto romantico o fisico, ma anche per le cose che ci piacciono, come viaggiare. Con le giuste precauzioni, possiamo cominciare a riprenderci la nostra vita.
I lavori che condividi sui social hanno uno stile decisamente gotico o noir. Com’è stato cimentarsi in un’illustrazione ben più allegra?
È vero, prediligo l’orrorifico, ma mi trovo bene anche a lavorare a illustrazioni per l’infanzia o soggetti realistici. Quando ho cominciato l’Accademia non avevo ancora trovato il mio stile: partivo da un’educazione più fumettistica e i miei personaggi iniziali erano come quelli di questo poster, e anzi alcuni di loro sono proprio i personaggi di quelle prime storie e fanfiction. Incarnano lo stile punk, che per me è stato Bologna: un’esplosione di colori, influenze e mode portate da studenti e fuorisede.
Disegni i ritratti della rubrica della Falla dal nome Nostra santità. Ci sono delle “Sante” a cui sei più affezionato?
Sicuramente Cristina di Svezia, per la prima sperimentazione che ho fatto con i capelli e la composizione un più classica. Poi Claude Cahun per l’impatto visivo dello stile che aveva, che si rifaceva alla old school del tatuaggio. Tra le prime in assoluto Josephine Baker, a cui sono legato più per il personaggio davvero folle che per il disegno in sé. E ancora Marcella Di Folco, che ho conosciuto come una delle figure fondamentali di Bologna facendo attivismo con PeopAll al Cassero, figure che mi hanno aiutato a crescere e scoprirmi dopo il mio coming out. Forse quella a cui tengo di più è Nilla Pizzi, la primissima illustrazione che ho fatto per la Falla. Mi fa pensare a quando, 5/6 anni fa, mi proposero di illustrare Nostra Santità durante uno dei primi approcci agli ambienti LGBTQ+, e ora è un’emozione forte per me lavorare al poster del mese. Nelle due case che ho avuto a Bologna e dove vivo ora ho sempre avuto appese le Falle con i poster di Ilaria Apostoli, Valeria Bertolini e Simone Cortese. È incredibile pensare che un mio disegno sia accanto a quelli di artistǝ che stimo tantissimo come Giovanni Pota, Flavia Biondi, Jacopo Camagni o Jul’ Maroh.
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