di Francesco Colombrita
Fabio Mancini, classe 1990, non appena raggiunta l’età della ragione, ha deciso di fare della sua passione una professione. Dopo la Scuola internazionale di Comics e varie collaborazioni (tra cui spicca quella con lo studio di animazione Musicartoon), lavora oggi come illustratore freelance. I suoi tratti, che oscillano tra la fiaba e l’art nouveau, hanno dato vita al poster nel di dietro di questo mese. Nell’attesa di darsi al pollice verde, creando un boschetto di felci nel suo appartamento, ha risposto ad alcune domande per i lettori della Falla.
“Amore è possesso perenne del bene”. Un curioso, antico, accostamento di concetti che, con declinazioni diverse, sono onnipresenti quando si parla di rapporti. Qual è la natura di quell’ambiguo legame?
Nessun possesso: non è dato amore senza libertà, non è dato legame senza volontà, non è dato niente che sia davvero perenne ai nostri corpi mortali.
Nei tarocchi di Osho, la carta che indica l’intimità sentimentale dei rapporti umani raffigura due alberi adiacenti, radici e chiome sono inestricabilmente legati, mentre i fusti sono isolati e forti. L’indipendenza e l’autodeterminazione trovano un limite in una relazione?
No. Siamo grandicelli e sappiamo scegliere, possiamo pure prenderci la responsabilità di essere liberi. Non sono un albero, e mi riservo pertanto il diritto di andare da qui a lì, di liberarmi delle radici a piacimento e di fare quattro passi fino a casa di Osho per prenderlo a pernacchie.
Che cos’è la libertà e come può, o deve, esprimersi?
La libertà non entra in un’intervista, non si fa acchiappare per la coda. Chi volesse farci due chiacchiere può trovarla, libera e scostumata, nelle poesie di Palazzeschi.
Tornando a Platone, se “né l’amare né l’Amore sono in ogni caso belli o degni di lode, ma solo Amore che induce ad amare bene”, come si può raggiungere una mediazione tra sé e l’altro? Ne vale la pena?
Qui tocca ripescare un altro Platone, quello del Filebo, e ricordarsi del ruolo che gioca la conoscenza nella questione del piacere. Con estrema umiltà, al cospetto di Amore, evito di astrarre regole, sennò va a finire che ci si astiene pure dall’amore, e sarebbe un gran peccato.
Insomma, non si può stare né con loro né senza di loro?
Si può stare con loro, senza di loro, a duecento metri di distanza, in una baita di montagna e al pranzo di Natale. Tutto vale, è lì che risiede la forza di Amore.
pubblicato sul numero 35 della Falla – maggio 2018
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