Questo mese volevamo rappresentare il vissuto delle persone senza dimora e tu ci hai proposto di intersecare questo tema con quello delle identità trans*. Com’è nata questa idea?
Ho avuto il privilegio di avere sempre un tetto sulla testa, ma come persona trans* ricordo bene quando non avevo i documenti aggiornati e come fosse doloroso e frustrante avere a che fare con qualsiasi cosa fosse divisa per genere, o con qualsiasi situazione burocratica in generale, o anche solo votare, fare sport, usare gli spogliatoi. Posso immaginare quindi come le difficoltà che accompagnano l’essere una persona trans* aggravino la situazione di chi non ha una dimora fissa. Per questo ho voluto informarmi sul tema e contribuire a dargli maggiore visibilità. Nella mia ricerca, ho trovato un documento molto interessante, Transitioning Our Shelters, che contiene risorse per i rifugi rivolti a persone senza dimora che vogliano aggiornarsi per essere più sicuri per le persone trans*.
Qual è il significato dello specchio rotto?
Ho pensato a come spesso gli spazi in cui abitiamo riflettono ciò che siamo, così credo che la mancanza di una casa, la mancanza di un letto, provochi una rottura di identità, e da qui lo specchio rotto. A livello grafico poi è stato il colore assegnatomi, il turchese, a indirizzarmi verso lo specchio, pensando di usarlo per giocare con i suoi riflessi.
Osservando i tuoi disegni si notano stili diversi tra loro. Si tratta di una ricerca personale o di una precisa scelta espressiva?
È effettivamente una domanda che mi pongo spesso anche io. Penso che la risposta sia che mi diverte esplorare stili diversi, come se mi sentissi un po’ uno scienziato a testare nuovi modi per approcciare la stilizzazione di una figura. Dipende sicuramente anche dalla quantità di immagini, fotografie e illustrazioni che consumo ogni giorno, su carta o su internet. Mi capita spesso girando, ad esempio, su Pinterest o Instagram di trovare degli elementi stilistici che mi incuriosiscono e che voglio subito provare. Al momento sto traendo ispirazione dai timbri, coi quali sto sperimentando in maniera economica incidendo sulle gomme da cancellare.
In molti disegni sembri partire dall’elemento del corpo maschile che si sviluppa e interagisce con lo spazio intorno in forme diverse. Ciò ha un significato specifico?
Anche questa è una cosa che non faccio in maniera conscia. Credo che non si possa avere mai una certezza assoluta nell’interpretare un’illustrazione, e vale anche per i miei stessi disegni. Provo a seguire un po’ su due piedi questa suggestione: penso forse all’inizio della mia transizione e al desiderio di vedermi riflesso in una maniera in cui lo specchio ancora non riusciva. Poi beh, più semplicemente mi piacciono i corpi maschili, per cui mi piace disegnarli. In ogni caso, non sono autoritratti, anzi spesso non hanno neanche modelli reali.
Se potessi disegnare il tuo corpo come fai con i tuoi soggetti, cosa ne vorresti far scaturire?
Spesso sento di riuscire a esprimermi in maniera più fluente con le immagini piuttosto che con le parole. Non saprei trovare un qualcosa di specifico, ma mi piacerebbe che il mio corpo potesse avere elementi di paesaggi che cambiano in continuazione, per rispecchiare visivamente quello che provo al momento. Sarebbe una maniera interessante di comunicare e connettersi con le altre persone.
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