di Valentina Pinza

Chiara Meloni è, con Mara Mibelli, l’ideatrice di Belle di faccia, progetto di comunicazione che dal 2018 si occupa di sensibilizzare sui temi del body shaming e della grassofobia, per cui crea grafiche e disegni di grande successo sui social. Videomaker per formazione e disegnatrice autodidatta, ha fondato il brand Chiaralascura nel 2010.

Ti definisci disegnatrice “a casaccio”, come nasce Chiaralascura?

Tra lavori, stage e incarichi poco soddisfacenti come videomaker, ho cominciato a disegnare per sfuggire allo stress del precariato. Non pensavo di poterlo fare, di poter imparare a essere una brava disegnatrice, non disegnavo dalle elementari, invece ha funzionato.

Chiaralascura nasce nel 2010 con t-shirt etiche a tema vegan. Per me era ed è essenziale usare la mia creatività per veicolare qualcosa di importante: il veganesimo e, in seguito, la body positivity e il fat activism. Insomma, ho bisogno di coniugare valori e pagnotta!

Il disegno è arrivato tardi nella mia vita, ora è quello che faccio principalmente e che voglio continuare a fare: disegno per Belle di faccia e ho da poco illustrato il libro, in uscita per Rizzoli questo mese, di Irene Facheris, la presidente di Bossy, Parità in pillole.

Parliamo dell’immagine che hai disegnato per La Falla: è la prima volta che uno dei nostri poster parla espressamente di body positivity.

Volevo personaggi diversi che rappresentassero, intersecandole, varie e differenti identità. Nonostante molte persone la considerino una questione di secondo piano, la liberazione dei corpi grassi dovrebbe far parte di tutte le lotte. 

Razzismo, sessismo, omolesbobitranfobia… Si parla di intersezionalità ma la grassofobia viene spesso esclusa e, in alcuni casi, chi lotta contro una discriminazione, discrimina i corpi grassi senza nemmeno rendersene conto.

La discriminazione è trasversale? Qual è il polso della situazione?

La grassofobia attraversa tanto il mondo etero quanto quello LGBT+, così come, purtroppo, il femminismo o il veganesimo, due ambienti pieni di attivist* in teoria progressist* in cui però ho avuto in modo diretto esperienze di chiusura sull’argomento. 

Nel primo ho sentito discorsi giudicanti sulla salute, in cui viene dato per scontato che le persone grasse non abbiano uno stile di vita sano, che è poi il discorso classico di chi è grassofobico ma non lo ammette; nel secondo ho visto quanto sia presente uno scollamento tra i diritti degli animali e tutti gli altri diritti.

Ma i segnali positivi si sentono e io resto ottimista. 

È pur vero che con Belle di faccia abbiamo avuto a che fare con molti haters. In generale, dal 2018 in poi, abbiamo assistito a uno sdoganamento sui social di razzisti, sessisti e fascisti, non si vergognano più. E quando un tema emerge e finalmente si comincia a parlarne, gli odiatori si scatenano.

Intanto però, proprio perché se ne parla, si discute e si cominciano a conoscere il fat activism e la body positivity, iniziamo a vedere prodotti più rappresentativi, dalle serie tv ai vestiti.

Quali sono i sogni futuri di Belle di faccia?

Più eventi, progetti nelle scuole e – ci stiamo lavorando – un libro!

pubblicato sul numero 52 della Falla, febbraio 2020