Il Centro ecumenico di Agape della Chiesa Valdese è nato nel secondo dopoguerra come luogo di incontro e riconciliazione, basato sui principi di vita comunitaria e di lavoro volontario. Nel periodo primaverile/estivo il Centro organizza diversi campi, che offrono uno spazio di confronto su vari temi legati all’attualità politica e sociale, alle questioni di genere, alla spiritualità, al dibattito teologico, alla formazione. Ogni campo è organizzato e facilitato da una staff di volontariǝ che definiscono il tema dell’anno, ne sviluppano il percorso e lo facilitano durante le giornate di campo.

Due di questi campi in particolare sono diventati un punto di riferimento per la comunità LBT*: il campo lesbico e il campo politico femminista. Quest’ultimo, nato nel 1974, ha compiuto l’anno scorso 50 anni, mentre il campo lesbico ne conta 24, ed entrambi attirano ogni anno moltissime persone, tanto che i posti disponibili si esauriscono dopo pochi giorni dall’apertura delle iscrizioni.

Del campo lesbico abbiamo già parlato nella rubrica Lesbica è chi la lesbica fa di aprile 2022, con l’intervista a due componenti della “staffa”. Questo campo, della durata di cinque giorni, si svolge ogni anno nel periodo di Pasqua e propone un tema sempre diverso legato a vicende di attualità che coinvolgono la comunità LBT*. Quest’anno il tema proposto era Lesbiche reagenti – Esistenze in movimento, e voleva portare una riflessione sulle tendenze reazionarie di destra che stanno colpendo duramente la nostra comunità, sia in Italia che all’estero, e stimolare la messa in pratica di misure di resistenza e reazione. All’interno del campo, inoltre, è stata portata avanti l’organizzazione della prima Dyke march italiana, che si è tenuta a Roma lo scorso 26 aprile.

Il campo politico femminista quest’anno si svolgerà dal 20 al 27 luglio e avrà come tema Immaginazione radicale – trasformazioni concrete: reincantare il futuro, occupare il presente. Partendo dai disagi del presente – il genocidio del popolo palestinese, la messa in discussione delle esistenze LGBTQIA+, il razzismo istituzionale, la violenza di genere, ma anche la frammentazione e crisi dei movimenti – tenterà di delineare risposte concrete e realtà alternative in un’ottica transfemminista.

Si tratta di campi dal carattere fortemente politico, in cui i tempi sono scanditi tra incontri in plenaria, attività di gruppo ed esperienze laboratoriali di vario tipo: poesia, teatro, musica, autocostruzione, autocoscienza. Ma c’è ovviamente spazio anche per i momenti di svago e soprattutto per l’incontro e il confronto con lesbiche provenienti da tutta Italia. I legami che si formano all’interno di questi campi spesso rimangono vivi a lungo, tenuti assieme dalla condivisione di un’esperienza immersiva e potente, unica nel suo genere.

Nonostante la lunga tradizione, questi campi non rappresentano esperienze statiche: al contrario, la loro evoluzione ha rispecchiato i profondi cambiamenti che hanno attraversato la comunità LGBTQI+. Così il Campo politico femminista, nato inizialmente come “Campo donne”, ha poi progressivamente integrato prospettive e pratiche proprie del transfemminismo e oggi accoglie temi e soggettività trasversali alla comunità LBT*. Anche il campo lesbico è sempre più attraversato da soggettività trans* e non binarie, che si riconoscono come lesbiche ma ridefinendo questo termine al di là dei confini dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere. Un processo che si inserisce nel più ampio movimento di decostruzione dell’identitarismo che caratterizza la comunità LBT*. Si tratta di un’evoluzione non sempre condivisa da chi ha creato e vissuto i campi nel passato, ma che riflette il percorso di una comunità in costante trasformazione, capace di ridefinirsi e interrogarsi su sé stessa in modo critico e costruttivo.