L’ideologia nazista è uscita vincente dalla Seconda Guerra Mondiale, il Terzo Reich condivide il dominio del mondo con l’Impero giapponese e i libri non esistono più; le donne sono schiave usate esclusivamente a scopi riproduttivi, degradate da secoli di sopraffazioni, ignoranza e inedia, rinchiuse in quartieri speciali da cui escono solo per assistere ai sermoni dei Cavalieri che, figure a metà tra generali e sacerdoti, governano la Germania e le sue colonie.
È forse una trama di Philip Dick o l’ultimo racconto di Margaret Atwood? Affatto: il titolo è La notte della svastica (Sellerio, 2020), l’autrice si chiama Katharine Burdekin (1896-1963) e il romanzo è stato pubblicato nel 1937. Avete capito bene, due anni prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, dodici anni prima di 1984 di Orwell, anticipando di sedici Farenheit 451 di Bradbury, di venticinque La svastica sul sole di Dick e di quarantotto II racconto dell’ancella di Atwood.
E potremmo andare avanti così con molti altri libri che tanto, se non tutto, devono a questa visionaria autrice inglese, femminista, antifascista e lesbica, capace di capire con grande lucidità il proprio tempo prevedendone le conseguenze e le derive.
La vita interessantissima di Burdekin meriterebbe un approfondimento a parte, intanto possiamo però leggere la sua opera più famosa e riscoprire una delle madri della science-fiction femminista e della narrativa distopica contemporanea. Recuperatela.
Illustrazione di Claudia Tarabella
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