Il mese del Pride 2023 è cominciato così, con gli italiani che chiedono a Google «che cos’è un reato universale». Il 31 maggio infatti la Commissione Giustizia della Camera ha dato il via libera al disegno di legge per rendere la gestazione per altri reato universale. Chi segue suo malgrado ProVita&Famiglia e Arcilesbica Nazionale conosceva già la battaglia per includere l’essere genitori gay nella lista dei reati universali, insieme al genocidio e alla tratta per prostituzione minorile.
Quando erano politicamente più rilevanti, alcuni ministri o parlamentari 5 Stelle salivano agli onori della cronaca per assurdi discorsi su cose inesistenti, come le scie chimiche o i microchip sottopelle. Per alcunə di noi queste bislacche teorie complottiste suonavano nuove, ma chi da anni seguiva il movimento di Grillo riconosceva le parole chiave di un discorso marginale ed estremo, che stava acquisendo legittimità.
Qualcosa di simile accade in questo momento: il Parlamento sta per discutere, e a breve approverà, un disegno di legge confuso, probabilmente incostituzionale, inutile e pericoloso, direttamente ispirato dai deliri omofobi dell’ultradestra. E questo è solo l’inizio.
Arriviamo a questo giugno dopo una serie di attacchi violenti all’idea di genitorialità non eterosessuale e non conforme al modello tradizionale. Il governo Meloni è stato fin troppo esplicito nel comunicare al Paese l’ampiezza del problema che si impegna a contrastare: la devianza dal modello familiare uomo-donna-figli.
Alcuni commentatori si stanno concentrando sul fatto che questo nuovo disegno di legge sarebbe superfluo rispetto a una legislazione che già vieta la GPA in Italia, una pratica a cui accedono al 90% coppie eterosessuali sterili che fanno però molto meno scandalo. Tutto questo è vero, ma è anche irrilevante, considerato che la situazione italiana (e tutti i dati nazionali e internazionali ce lo dimostrano, vedi le recenti statistiche di UNAR e di ILGA) è già di effettiva diseguaglianza e discriminazione in tutti gli ambiti per le persone LGBTQIA+.
Un governo fascista dovrà pur trovare qualcosa da fare. Ma nella lista dei provvedimenti da prendere contro la comunità LGBTQIA+ – la lista è lunga e ben distribuita, la consultano in Florida, come in Ungheria e in Russia -, gli item sono organizzati secondo precisi criteri e la GPA, una tecnica procreativa poco nota in Italia che può essere stigmatizzata sia come sfruttamento del corpo delle donne che come violazione della legge naturale della procreazione eterossesuale, è ovviamente in cima alla lista.
Resterebbe da chiederci cosa abbiamo fatto come movimento per lasciare che la destra ci colpisse così facilmente su un tema come questo. Che ne è dell’elaborazione politica sull’autodeterminazione delle donne sul proprio corpo quando si parla di mettere volontariamente a disposizione la capacità procreativa di chi ha un utero? Che ne è dell’elaborazione sui modelli di famiglia alternativi quando si parla di riconoscere che, con o senza la condivisione di materiale biologico, le famiglie sono e devono essere sistemi policentrici complessi di relazioni tra persone che si prendono cura l’una dell’altra? Alle porte di questo mese del Pride, sono i movimenti politici di cui facciamo parte quelli a cui rivolgere queste domande: i movimenti femministi e transfemministi che sulla linea di confine tra la protezione dalla violenza e dallo sfruttamento e la piena autodeterminazione delle donne hanno costruito una battaglia di portata rivoluzionaria; il movimento LGBTQIA+ che, per effetto di una spinta a tratti normalizzatrice e a tratti rivoluzionaria, ha preso a picconate il modello di famiglia eterosessuale negli ultimi vent’anni, con risultati visibili. Infine, i movimenti sociali e di contestazione in generale che, riproducendo la marginalizzazione di questi temi, li danno in pasto alle facili strumentalizzazioni di una destra conservatrice che cerca di accreditarsi tra le omologhe a livello internazionale, e una sinistra spaventata dal cambiamento e schiava di giochi politici interni. Sono questi movimenti a essere in silenzio, a non reagire, perché colti impreparati o spaventati, o addirittura affascinati dalla difesa radicale della sacra maternità.
Immagine di copertina da vanityfair.it e immagine nel testo da milanotoday.it
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