di Elisa Manici

Il privilegio, ci insegna la sociologia, è un vantaggio che ha solo una persona o un gruppo rispetto agli altri. Il beneficio può avere cause diverse: età, livello di istruzione, razza, disabilità, orientamento sessuale, identità di genere, classe sociale, religione. I diversi elementi possono intersecarsi creando un effetto negativo esponenzialmente maggiore: parliamo di questo quando nominiamo l’intersezionalità. 

Avere livelli diversi di privilegio ha conseguenze sul piano sociale, economico e politico. Il privilegio che un essere umano detiene nel corso della sua vita è dovuto principalmente alle circostanze della sua nascita, rispetto alle quali non si possiede alcun merito. 

Vivendo gli umani in un sistema capitalista, patriarcale, razzista, la posizione apicale è – che sorpresa – detenuta dai maschi bianchi cisgender etero. I maschi bianchi cisgender gay sono in genere messi meglio delle donne, delle lesbiche, delle persone non cis, per non parlare di quelle non bianche, etc. Il mero orientamento sessuale (se si parla di MxM, chiaro, non della travestita orgogliosa) non basta, intersezionandosi con le altre variabili, a farli scendere più di tanto nella classifica del dominio. Ma sono proprio i maschi gay bianchi cisgender quelli che dentro il mondo LGBT+ mostrano più nervi scoperti quando si nomina il privilegio, anche solo nei termini della classe sociale. Ammettere il proprio privilegio non significa in automatico dire anche che si è dei buoni a nulla o dei fannulloni, bensì riuscire a inquadrarsi come individui in una cornice più ampia, smettendola di prendere se stessi come paradigma dell’umano possibile. Se poi si decide di tentare di aiutare a costruire un mondo più giusto decostruendo, per quanto possibile, il proprio privilegio, questo è un passo davvero rivoluzionario che purtroppo sono pronti a fare ancora in pochi. Nel frattempo, smettiamo di fingere che dentro al movimento LGBT+ non esistano tra gli individui differenze strutturali che ben poco devono al vetusto concetto di merito. Smettiamola, soprattutto, di pensare che tutto ciò sia ininfluente nel determinare l’agenda politica.

Pubblicato sul numero 48 de La Falla, ottobre 2019

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