Giovane fumettista campano trapiantato a Bologna, autore di webcomic di successo (Un ragazzo romantico e Superbitch) e di una divertentissima striscia ispirata alla vita bolognese. Attivista LGBT+, quando non è impegnato come graphic designer o non sta disegnando nei panni del suo alter ego Andrea Ligante, si infila in quelli di Blondie Mary: tacchi e parrucca e… wow.
Hai partecipato al concorso “Noi e gli altri”, ottenendo una menzione speciale con una riflessione sugli immigrati e sui fili che legano le persone. Penso a te che vieni da una città del sud ma anche al tema dell’immigrazione oggi più vivo che mai: mi spieghi meglio come vedi questa cosa dei fili?
Il tema era l’alienazione della società e volevo disegnare una storia su una persona immigrata che non si sente pienamente accettata nella società occidentale. I fili rappresentano le relazioni e le connessioni che le persone costruiscono e creano le une con le altre, infatti ritornano anche in Un ragazzo romantico. L’ispirazione mi è venuta grazie a una mia amica che da bambina credeva di avere un filo che la collegasse al centro della terra.
Nella vita sei anche un attivista del movimento LGBT+, come si riflette questo aspetto nelle storie che scegli di raccontare?
Le storie prendono spunto dalla mia vita personale, dalle persone che incontro e che mi ispirano. Per esempio molti personaggi di Un ragazzo romantico e di GAYINTHECITY (una striscia comica che pubblicavo un po’ di tempo fa) sono ispirati a delle persone che conosco.
Devo dire che da quando sono entrato al Cassero ho incontrato un sacco di persone e grazie a loro anche il mio modo di vedere le cose è cambiato.
Per diversi decenni personaggi dichiaratamente LGBT+ nei fumetti non si sono mai visti, noi gay e lesbiche non potevamo fare altro che leggere tra le righe e sessualizzare a nostro piacimento i/le protagonisti/e delle storie. Com’è la situazione adesso?
Adesso è decisamente migliorata, ci sono personaggi dichiaratamente omosessuali, bisessuali e transessuali. A cominciare dai supermachissimi supereroi americani per finire ai più teneri personaggi giapponesi. Questo è sintomo che la società è nettamente cambiata.
Sai che per La Falla sei il primo autore maschio a proporre una scena tutta al femminile? C’è un motivo preciso dietro questa scelta?
Innanzitutto avevo notato che gli altri autori avevano rappresentato quasi solo soggetti maschili, perciò quando ho mostrato le mie bozze ho fatto anche una proposta di sesso tra donne e alla redazione è piaciuta. Poi è anche vero che mi piace molto disegnare ragazze e quindi ho detto “Basta cazzi! Viva le fighe!”
Come ti immagini il sesso tra lesbiche?
Credo sia qualcosa di molto più intenso di quello etero o gay; ho la sensazione che le donne ci siano molto di più “mentalmente”. Ma questa è una mia supposizione, magari mi sbaglio.
Se ti avessimo chiesto quanto ce l’hai lungo, ci avresti risposto?
Ti riferisci al pennello? Ah ma io uso solo la penna grafica ormai.
pubblicato sul numero 12 della Falla – febbraio 2016
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