di Francesco Colombrita
Beatrice Tinarelli, in arte Hellobea e bolognese doc, si è sempre destreggiata tra matite, penne e disegni vari, fino a farne un vero e proprio mestiere. Il suo immaginario semplice e diretto, a tratti allegorico, l’ha portata a essere molto apprezzata come illustratrice per bambini. Questo mese ha realizzato per La Falla un poster particolare, che prende spunto dal poliamore.
Tre figure soddisfatte e forse appagate, incolonnate a creare una sola forma: qual è la chiave di lettura?
Molto appagate! Sicuramente l’idea che volevo esprimere è che l’amore, quando è corrisposto e condiviso (a prescindere dal numero dei soggetti coinvolti), è un momento di unione e di costruzione di qualcosa di nuovo: una nuova dimensione, una nuova storia, una nuova forma. Cosa c’è di più bello di costruire? Di fatto, poi, l’amore fisico è un incastro di elementi. È un po’ come giocare con i Lego, milioni di combinazioni possibili per costruire nuove cose. Trovo che sia bellissimo.
In diversi tuoi lavori, come anche nel poster, fa da sfondo uno spazio stracolmo di stelle e pianeti, che ruolo gioca nel tuo immaginario?
Sono un po’ strega e un po’ astronauta e quindi lo spazio e le stelle sono il mio elemento naturale! Scherzi a parte, l’universo mi ha sempre affascinato, fin dalla preistoria, quando ero una bambina con la salopette a zampa di elefante, volevo fare l’astronauta ed ero innamorata di Goldrake, di Capitan Harlock, di Spazio 1999, dello Shuttle, di ET e di tutto l’immaginario futuristico e ottimista di allora, a cavallo tra gli anni ’70 e ’80. Il cosmo è sempre stato molto presente nei miei disegni.
E poi, il cielo stellato non è un mare infinito di paillettes e brillantini? Io li metterei anche nel caffè, i brillantini.
Moltissime tue illustrazioni si rivolgono ai bambini. Quali sono i tuoi messaggi e come scegli di veicolari?
La maggior parte delle illustrazioni per bambini che faccio mi vengono commissionate e i messaggi che contengono sono scelti da altri, ma mi piace inserire qualche dettaglio buffo e fuori programma per far sorridere chi leggerà quel determinato libro: sono stata una bambina anarchica a cui piaceva trovare dettagli che nessun altro notava. Adesso che sono un’adulta anarchica mi piace seminarli per chi li troverà. L’anno scorso, per esempio, ho messo una drag con la pelliccia in una pagina di scolastica.
Ecco. Una cosa che mi piace molto è raffigurare persone diverse, di diversi colori, di diverse etnie e caratteri. Ma anche mostriciattoli fatti di carne e foglie, principesse fatte a forma di cassettiera con i codini, mutanti con quattro braccia, tre gambe, due teste, un occhio solo, pasticcini cyborg, elettrodomestici da compagnia, creature impossibili, freaks. Non per buonismo, ma perchè credo che le differenze siano la più grande risorsa che abbiamo ed è bene che si sappia fin da piccini, onde evitare di ritrovarci sempre con gli stessi adulti tutti uguali che non vedono oltre il loro naso. Nel mio piccolo, cerco di dare il contributo che posso.
Una domanda piccante bisogna farla: partendo dall’idea del totem, preferisci stare sopra o sotto?
In mezzo!
pubblicato sul numero 32 della Falla – febbraio 2018
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