Una donna si sporge dalla finestra aperta, cerca di guardare in basso cosa sta succedendo per strada, mentre in sottofondo si sentono i cori di una manifestazione. Le parole ripetute dalle manifestanti entrano dalla finestra e si diffondono nel soggiorno, lentamente si uniscono con la casa, quasi diventando parte di essa. È questa una delle scene più emblematiche del film In the company of women (titolo originale Las buenas compañías, Spagna, 2023), presentato al festival Some Prefer Cake venerdì 20 settembre al cinema Nosadella.
Ambientato nella Spagna degli anni Settanta durante un periodo di lotte per il diritto all’aborto, il film ha come fulcro narrativo la storia di una giovane donna, la protagonista Bea, che si unisce a una collettiva di attiviste impegnate in cortei e manifestazioni per i diritti delle donne. Bea si divide tra lo sforzo di una lotta per i diritti in una società totalmente ostile alla libertà di autodeterminazione dei corpi, e una famiglia che si confronta con il progresso stesso della lotta. Di fatto il flusso della narrazione è caratterizzato da una costante oscillazione tra la dimensione collettiva e l’ambiente familiare di Bea, due linee di forza che si scontrano, ma progressivamente entrano anche in una relazione profonda, a tal punto che risultano inscindibili l’una dall’altra.
Fin dall’inizio si intravede una sorta di rapporto dialettico tra un dentro e un fuori che definisce il corso degli eventi e l’evoluzione dei rapporti della protagonista. Attraverso le vicende di Bea il film si interroga su quanto il personale possa essere politico, e questo viene reso esplicito dal continuo rispecchiamento tra ciò che avviene nel privato dell’ambiente familiare, e le lotte che avvengono fuori, nelle strade di uno spazio pubblico che inizialmente appare distante. In questo piccolo centro dei Paesi Baschi vi si trova una collettività femminile che assume il senso della Storia, intesa come progresso nei diritti delle donne, e che allo stesso tempo mostra plasticamente cosa significhi lottare insieme, come nella lotta si formino dei legami fondamentali tra donne. In the company of women è anche un film corale, composto da un mosaico di voci e punti di vista differenti di donne che si trovano ad affrontare situazioni diverse e ad agire in contesti in cui i legami sono fondamentali per la sopravvivenza. Ed è proprio grazie a queste relazioni che Bea prosegue nel suo percorso e arriva a una presa di coscienza sulla profonda sofferenza che il patriarcato inscrive sui corpi delle donne. Da lì in poi ci sarà un’ondata di rabbia, una voglia inestinguibile di lottare e non fermarsi fino alla vittoria.
Questo percorso politico, che ha il valore di un’educazione alla lotta, è però accompagnato anche dalla scoperta dei sentimenti e dell’omosessualità. I due piani, quello politico e quello affettivo, assumono la stessa importanza e confluiscono in quella voglia di libertà incondizionata, libertà di amare e di poter decidere autonomamente del proprio corpo. Bea capirà infatti che il suo amore per le donne ha il sapore della liberazione, di apertura totale a possibilità che la società non le permette di avere, ma che lei continuerà a lottare per ottenere.
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