LA NUOVA CARTA FONDAMENTALE CILENA SARÀ REDATTA DALLA PRIMA ASSEMBLEA COSTITUENTE NELLA STORIA COMPOSTA AL 50% DA DONNE
I momenti costituenti sono sempre una fase importante nella storia di un Paese, ma quello che sta avvenendo in Cile è di una rilevanza politica tale da scavalcare gli oceani. La profonda crisi sociale e politica esplosa nelle grandi manifestazioni e disordini dell’ottobre del 2019, dovuti in gran parte alle enormi disuguaglianze economiche e sociali presenti nello stato latino, hanno messo in discussione il modello economico e di sviluppo del Paese; modello che, nonostante abbia assicurato una crescita molto piú robusta e stabile rispetto a quella delle nazioni vicine, ha mostrato i suoi limiti con un bassissimo grado di mobilitá sociale, una diffusa sensazione di anomia e il crollo della fiducia nelle istituzioni democratiche.
La classe politica cilena, con un grado di maturità e consapevolezza considerevoli e decisamente poco tipici di una democrazia come quella italiana, ha raggiunto un accordo trasversale tra i partiti, annunciando l’inizio di un processo costituente che porterá alla redazione di una nuova Carta fondamentale, in sostituzione di quella ereditata dalla dittatura di Pinochet e più volte riformata.
Conseguentemente, è stato indetto un referendum popolare per chiedere alla cittadinanza: 1) se si volesse convocare una nuova assemblea costituente e 2) la composizione di questa assemblea (se un misto di membri eletti e parlamentari o un’assemblea totalmente eletta). Con una maggioranza di quasi l’80% dei voti espressi, l’assemblea è risultata convocata (con il nome di Convención Constitucional) nella sua composizione di costituenti totalmente eletti.
Grazie a una lunga battaglia, portata avanti dalle donne di quasi tutto l’arco parlamentare e dai movimenti femministi, il Parlamento ha approvato l’obbligo di parità di genere. La legge elettorale per la Convención stabilisce l’obbligo, per tutti i partiti, di presentarsi sempre con una capolista donna in tutte le circoscrizioni e di mantenere l’alternanza di genere lungo tutta la lista di candidati. Si tratterà, in definitiva, della prima assemblea costituente nella storia in cui le donne rappresenteranno per legge il 50% dei membri. Nelle elezioni, previste per il 10 e 11 aprile 2021, saranno riservate anche delle quote per le popolazioni indigene cilene. Dei 164 seggi previsti, 18 saranno riservati alle diverse etnie native del Paese, come i mapuches, gli aymara e i rapanui (gli abitanti dell’Isola di Pasqua).
Quello cileno è un processo costituente che, consapevole del contesto maschilista e razzista in cui la società vive, decide coscientemente di imporre la parità elettorale per mezzo dell’autorità della legge. La Convención redarrà la nuova Costituzione e la sottoporrà a un referendum confermativo nel 2022, ma a prescindere del risultato si può già affermare con sicurezza (e, mi si permetta, con una punta di orgoglio), che la società cilena sta contribuendo a suo modo a fare la Storia. ;
Immagine in evidenza da www.open.online; immagine nel testo da www.theguardian.com
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