Chi non conosce XM24? Oggi è uno spazio occupato perché il Comune non ha rinnovato la convenzione. Per capirne il motivo, al netto dei pretesti, basta uno sguardo: tra fallimenti e abbandoni, alle sue spalle sta crescendo un’area residenziale. E gli appartamenti non sono facili da vendere con un centro autogestito lì in mezzo.
E poi c’è un’altra ragione, interna al Pd, dove si sta giocando la partita sul successore di Merola a sindaco, e la vicenda XM24 è oggetto, tra altri, del braccio di ferro tra componenti di quel partito.
Lo sgombero entro l’estate si dice sia probabile. Un’alternativa valida, che non sia una presa in giro, per ora non è in vista.
XM24, come già Atlantide e Labàs, va sostenuto senza esitazioni o problemi di linguaggio. Non perché si debba condividere tutto ciò che esprime, ma perché è necessario che la città, e noi nella città, abbia a cuore gli spazi liberi e autogestiti. Perché è uno spazio sociale antifascista, antisessista, antirazzista, retto in maniera orizzontale e assembleare, con i pro e i contro di questa pratica: assenza di gerarchie, lentezza nelle decisioni, costruzione paziente di un punto di vista condiviso, deleghe alla rappresentanza inesistenti.
In una società che ha nell’efficienza e nel profitto la propria stella polare, XM24, inefficiente dal punto di vista economico (vi operano solo volontari), efficiente sul piano delle relazioni tra chi lo attraversa e della costruzione di senso, esiste e va sostenuto. Ne va delle nostre libertà.
Pubblicato sul numero 47 della Falla, luglio/agosto/settembre 2019
Foto: Terranuova.it
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