CONSIGLI PERSONALI PER L’USO

Mi espongo pubblicamente con il sadomaso dal 2012, proponendo laboratori e performance che si ispirano a questo tema. Da allora, mi sono stati spesso richiesti opinioni e contributi quando la cronaca giornalistica puntava l’attenzione su  episodi in cui il Bdsm compariva come aggravante in situazioni di violenza: di genere, sulle donne, o all’interno di relazioni affettive. Fino a ora non mi ero mai sentitx in grado di esprimermi e non credo di aver ancora risposte esaustive da offrire, ma confido di aver messo finalmente a fuoco la domanda ricorrente, in situazioni lontane tra loro nel tempo e nello spazio. 

Come può una pratica erotica essere feroce arma di abuso e coercizione al servizio del sistema etero-patriarcale e allo stesso tempo essere rivendicata come strumento di autodeterminazione, riscatto e godimento da transfemministe, queer e altre soggettività sessualmente dissidenti?

Una questione terribilmente complessa: non basterebbero mille pagine, un’intera vida loca e un concilio kinky-anti-vaticano, per risolvere un enigma spinoso da qualsiasi parte lo si rigiri. Ogni risposta genera nuovi interrogativi. Ogni carnale e singolare esperienza costruisce il pezzettino di una storia collettiva inafferrabile, come il buio in cui matura. Posso solo partire da me stessx. Raccontare dei doni che il gioco dei ruoli e del potere mi ha elargito, in un’esplorazione che ha messo semi nel mio corpo e nella mia mente per poi fiorire nella sessualità, nell’arte, nell’attivismo e nell’amore.  

Ho imparato a dire di no. Una delle possibili esperienze ascrivibili al Bdsm è la sollecitazione estrema, fisiologica o psicologica. Quando ho attraversato questi livelli è stato per me molto chiaro se un’interazione mi stava coinvolgendo al punto di volerla continuare o meno. Non sempre sono riuscitx a dire no al momento giusto. E proprio così sono cresciutx: lasciandomi travolgere o rispettando i miei limiti a sorti alterne e legate alla situazione, al mio stato emotivo, alla compagnia. In seguito ai vissuti particolarmente perturbanti mi sono presx del tempo per riflettere, per metabolizzare, per condividere con le altre persone coinvolte, laddove era desiderato e possibile. Con l’esperienza ho affinato il mio fiuto e quando sto per toccare il limite lo avverto con lucidità, lo accetto e considero di volta in volta se andare oltre la steppa o fermarmi alla staccionata. Ho acquisito consapevolezza di me, della mia potenza e legittimità nell’agire consenso in qualsiasi momento e ambito della vita, con libertà e forza accresciute. 

Ho coltivato la mia capacità d’ascolto e sperimentato connessioni magiche. Fin dall’inizio il mio desiderio è stato switchante1, ovvero bramoso di abitare entrambi i poli della dinamica. Sottomettendomi interrogo il mio sé più profondo, espando la mia coscienza, allargo le mie possibilità; affino la forza. Dominando divento l’altrx. Affermo il mio desiderio inseguendo il piacere altrui, avverto sul mio corpo l’eco delle sensazioni che provoco, come in un gioco di specchi e di ambiguità tra chi guida e chi è guidatx; affino la sensibilità.  Non ricordo chiaramente la singola frustata o penetrazione delle mie sessioni più avvincenti. Quello che ricordo è l’atmosfera: una fusione di intenti, inconsci, corpi e fantasie molto simile all’estasi o alla magia. Ma la libertà, così come l’estasi e la magia, è il frutto di lunghi percorsi di impegno e autodisciplina. Per incontrare profondamente l’altrx bisogna dedicarvisi. Bisogna investire tempo ed energie nello studio e nell’esperienza di alcune tematiche come la fisiologia, la comunicazione del corpo oltre la razionalità e la parola, la vulnerabilità, la comprensione e il dominio delle emozioni. 

Al termine dei miei laboratori, in moltx mi chiedono come poter crescere in queste dimensioni quando non ci sono occasioni per viverle nel sadomaso. Ci sono tante attività che io considero propedeutiche e utili per rafforzare le potenzialità e accrescere il godimento nel gioco della dominazione, della sottomissione, della fantasia, dei ruoli, dei limiti, del potere e del dolore. Laboratori teatrali, meditazione, Qi Gong o Tai Chi, bodybuilding, Tantra, arti figurative o marziali, sciamanesimo, danza, tecniche di massaggio… Qualcosa che lavori sul corpo, sulla centratura e sul radicamento; qualcosa che aiuti a comprendere, accogliere e comunicare le emozioni; qualcosa che inviti a mettersi in relazione e in discussione, a prendersi cura e a rinnovarsi costantemente. E, soprattutto, qualcosa che ci provochi piacere. Apprendimento attraverso il piacere, di questo si tratta. Banale, eppure rivoluzionario. 

Mi permetto di avanzare altri due suggerimenti per migliorare l’ascolto e la connessione, per avvicinarsi con sempre minore approssimazione al consenso. Il primo è per chi ambisce a rivestire il ruolo di Dominante. Per comprendere cosa prova un’altra persona è molto importante sapersi immaginare nei suoi panni, nelle sue scarpe. Meglio ancora sarebbe indossarli concretamente. Prima di cimentarsi nel dominare, soggiogare o umiliare qualcunx, credo sia molto utile provare sulla propria pelle cosa vuol dire essere dominatx, soggiogatx, umiliatx. Unx Dominante che non è mai statx dominatx è come unx insegnante che non è mai statx allievx, come una persona adulta che non è mai statx bambinx. 

Il secondo consiglio riguarda il ritmo. Sia  in una singola sessione, sia in un cammino di avvicinamento al Bdsm, penso che partire con delicatezza sia una buona strategia per raggiungere un apice trionfale. Considero saggio intraprendere le sfide estreme con gradualità e umiltà. Nessunx comincerebbe ad arrampicare scegliendo una parete di roccia impervia e scoscesa. Per attraversare con consapevolezza le proprie e altrui ombre evocate dal sadomaso sono necessari il tempo e la pazienza.

Potrei continuare ancora a lungo. Mi piacerebbe per esempio spiegare perché per me è molto importante che il Bdsm si mantenga nella cornice del gioco, ovvero fine a se stesso, fatto per il solo piacere di farlo e con la possibilità, anzi la necessità, di rimettere tutti i pezzi in una scatola, una volta che la partita è finita. Oppure sarebbe interessante addentrarmi nel tema del rito, degli stati di coscienza alterati che la pratica della sessualità estrema può indurre e di come la liturgia di alcuni feticismi estenda il piacere a tutto l’arco di tempo che gli è dedicato.

Ma mi sembra di aver già delineato alcune questioni strategiche su cui è interessante riflettere per scegliere consapevolmente che tipo energia si vuole liberare nello spazio, quando si decide di scoperchiare il misterioso vaso contenente la nostra rabbia e la nostra capacità creativa.

«La caduta involontaria negli abissi è sicuramente e definitivamente disastrosa. La discesa volontaria, per quanto poco sicura, lascia margini al rinnovamento»2

Il lato oscuro delle cose sta emergendo con prepotenza, lacerando i veli delle illusioni che hanno annebbiato il nostro sguardo per anni. Possiamo continuare a proiettare la malvagità all’esterno e credere che la questione del potere ci riguardi solo quando ne siamo vittime. Oppure possiamo rigirare le armate puntandole verso l’interno e lavorare per modificare il nostro stile di vita e di relazione, il nostro atteggiamento, le nostre credenze e la nostra identità. Il sadomaso è uno degli strumenti con cui provarci (e con cui divertirsi!). Pillola nera, o bianca vanilla3?

1 Con il termine switch si intende la tensione a interpretare sia il ruolo di Dominante, che quello di sottomessx, nonché tutte le possibili gradazioni intermedie.

2 Claudio Marucchi, Daimon. Il sentiero del Sé al di là del bene e del male (Edizioni Spazio Interiore)

3 Con il termine vanilla si intende una sessualità che non include il Bdsm. Esiste davvero?

Foto in evidenza di Claudia Borgia, illustrazione di emilianogiayviatattooer