IL LUNGO VIAGGIO DEI PERIODICI GAY DA URANO A BABILONIA (E OLTRE)
L’ostilità della società e l’avvento del nazismo nel 1933 furono un ostacolo alla nascita di questi organi di stampa che poterono ufficialmente emergere solo negli anni ‘50 con la nascita del Movimento omofilo. In Italia, Arcadie (1954-1982), un trimestrale francese che informava i lettori di quanto avveniva nel mondo, fu di particolare importanza, divenendo uno dei primi modelli di riferimento nella pubblicistica di stampo omosessuale; al suo interno figurava un certo numero di collaboratori italiani del calibro di Giovanni Comisso e Maurizio Bellotti. Quello di Arcadie era un programma di liberazione che aveva come obiettivo nobilitare l’immagine degli omosessuali e di difenderne la dignità, contribuendo a creare le condizioni che portarono alla nascita del movimento gay del dopo ’68.
Nel clima politico italiano persistevano le leggi fascistissime di censura contro la stampa oscena. Furono colpite riviste come Homo (1972 – 1975) o Noi (1972 – 1975), dalla linea più commerciale e meno impegnata rispetto a riviste come il Fuori!, ree di aver sulle proprie pagine immagini di nudo che, sebbene fossero di taglio artistico, furono considerate passibili di censura.
Nel 1977, dalla costola del Fuori!, nasce Lambda (1976 – 1982), diretta da Felix Cossolo con il sostegno di Angelo Pezzana. Un anno dopo la sua fondazione, a causa di una falsa intervista in cui si sosteneva il coming out di Marco Pannella, si pose fine al sodalizio con il Fuori! e Lambda si proclamò portavoce di tutta quella parte del movimento che non si riconosceva nel Partito Radicale.
All’origine si trattava di un bollettino di poche pagine a cadenza regolare, che nel 1982 si trasforma in Babilonia (1982 – 2009) il primo mensile illustrato omosessuale distribuito nelle edicole, di cui Beppe Ramina, Massimo Consoli, Dario Bellezza, furono collaboratori instancabili. Babilonia nel corso del tempo divenne un modello di riferimento e inaugurò un nuovo mercato, unendo politica e vendibilità.
A partire dagli anni Novanta l’editoria LGBT+ subisce una nuova trasformazione che si riscontra in una maggiore diffusione dei periodici gratuiti e non; è questo il caso di Pride (1999 – 2018), che non solo veniva venduto tramite abbonamento, ma era allo stesso tempo distribuito gratuitamente nei locali e nelle associazioni.
L’avvento del web ha diminuito drasticamente l’utilizzo della carta stampata, il che fa sorgere la domanda: l’era del cartaceo è ufficialmente terminata? Per la nostra comunità ancora la battaglia non è persa. Diverse sono le realtà che continuano a sopravvivere, creandosi e ricreandosi in un movimento continuo, che intingono le loro penne in una storia lunga e colma di stimoli, in un momento storico dove la scrittura, la cronaca e l’analisi sono necessarie più che mai.
Immagine da Wikipink
Perseguitaci