

Il protagonista di un fortunato romanzo di Peter Cameron di qualche anno fa annovera tra le sue ricercate letture i libri di Denton Welch, sorta di Carneade della letteratura inglese. Welch ebbe vita breve e travagliata, nato a Shangai da un mercante di gomma e dalla sua moglie americana, morta quando era bambino, trascorse l’infanzia e l’adolescenza tra la Cina e l’Inghilterra. Studiò per diventare pittore e quasi incidentalmente si dedicò alla scrittura, attirando l’attenzione, tra gli altri, di Edith Sitwell che contribuì al suo breve ma immediato successo. A vent’anni sopravvisse a un grave incidente automobilistico riportando danni permanenti alla spina dorsale che, pur non causando la paralisi, saranno la causa della sua morte a soli 33 anni, nel 1948. Scrisse tre romanzi autobiografici, tutti pubblicati in Italia, e una raccolta di racconti. I suoi diari, pubblicati nel 1952, in cui il paesaggio del Kent negli anni di guerra diventa una “idillica pastorale di soldati che fanno il bagno e prigionieri impegnati nel raccolto” saranno lettura prediletta, sotto le armi, del giovane Alan Bennett.
pubblicato sul numero 6 della Falla – giugno 2015
Perseguitaci