di Elisa Manici
Vito Russo, newyorkese nato nel 1946, è stato un attivista e un rivoluzionario storico del cinema. Ha girato gli Stati Uniti dal 1972 al 1982 per i primi eventi di fundraising per la Gay Activists Alliance, proiettando spezzoni di film e tenendo discorsi ovunque. Ne ha tratto The celluloid closet, saggio pionieristico in cui tratteggia la rappresentazione LGBT+ nella storia del cinema, compresi i temibili anni della censura imposta dal Codice Hays, quando si doveva per forza ricorrere a implicazioni e sottotesti. È stato inoltre girato, dopo la sua morte, avvenuta nel 1990 per complicanze legate all’Aids, un documentario omonimo, trasmesso su Hbo, Channel 4 e proiettato in molti festival in tutto il mondo.
Vito Russo è stato attivista anche per Act Up, gruppo di azione diretta sull’Hiv che esiste ancora oggi, oltre a essere stato, nel 1985, uno delle tre fondatrici di Glaad, organizzazione che monitora le tematiche LGBT+ nei media generalisti, e che assegna ogni anno i Glaad Media Awards.
pubblicato sul numero 37 della Falla – luglio/agosto/settembre 2018
immagine realizzata da Riccardo Pittioni, del collettivo artistico Gli Infanti
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