«Il fatto è che sono una scrittrice», dichiara Simone de Beauvoir in La forza delle cose, «una donna scrittrice non è una donna di casa che scrive, ma qualcuno la cui intera esistenza è condizionata dallo scrivere. È una vita che ne vale un’altra: che ha i suoi motivi, il suo ordine, i suoi fini che si possono giudicare stravaganti solo se di essa non si capisce niente». De Beauvoir nasce a Parigi nel 1908; incontra Jean-Paul Sartre alla Sorbona e da quel momento i ragionamenti dell’una e dell’altro si contamineranno a vicenda per l’arco delle loro complici vite. Intellettuale impegnata, femminista, esistenzialista, nel 1943 viene licenziata e interdetta dall’insegnamento a seguito di una relazione con una sua studentessa diciassettenne. Nel 1971 redige Manifeste des 343 salopes, l’autodenucia di 343 donne che avevano deciso di ricorrere all’aborto, all’epoca illegale. Profondamente atea, si focalizza sui temi dell’Altro e della responsabilità della scelta; imprescindibile la riflessione contenuta nel Secondo sesso, l’opera capace di emancipare l’umanità tutta.
Pubblicato sul numero 51 della Falla, gennaio 2020
Illustrazione di Riccardo Pittioni
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